Gesellschaft | Il progetto

“Fake news, fenomeno trasversale”

Uno studio condotto dall'Eurac fotografa la diffusione di fake news e hate speech in Trentino-Alto Adige. La ricercatrice Veronica Moscon: "Discorsi d'odio contro donne e politici".
fake news
Foto: unsplash
  • Da tempo ormai si sente parlare di hate speech e fake news. Sembra, infatti, che i social network abbiano fatto da apripista per entrambi i fenomeni, diventando enormi moltiplicatori di campagne d’odio e notizie senza fondamento. Nonostante l’arrivo dei social sia stato determinante e abbia funzionato da cassa di risonanza, hate speech e fake news sono ben più antichi di twitter, tik-tok o facebook, considerati spesso come i soli responsabili del depauperamento del dibattito. E se l’aspetto più indagato rimane quello dei rapporti tra persone, meno si guarda alle relazioni tra istituzioni e cittadini, sebbene siano state da sempre oggetto di campagne denigratorie e annunci sensazionali quasi mai verificati. A voler fare luce sul fenomeno è stata l’Unione Europea che, con una ricerca riguardante l’Italia e altri 7 paesi, tra cui Germania, Ungheria, Slovacchia e Austria, ha deciso di misurare la diffusione di hate speech e fake news nelle amministrazioni locali. In Alto Adige ad occuparsi della ricerca è stato l’Istituto per il management pubblico di EURAC Research: a raccontarci lo studio è la ricercatrice Veronica Moscon. 

    SALTO: Com’è nato il progetto? 

    Veronica Moscon: Il progetto è nato su iniziativa del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, con l’obiettivo di monitorare le problematiche delle fake news e dell’hate speech nelle varie amministrazioni. Noi ci siamo occupati di tradurre, condividere e diffondere il questionario in Trentino-Alto Adige, per poi analizzarne anche i risultati. 

  • La ricercatrice Veronica Moscon: "In Alto Adige e in Trentino ci sono diverse iniziative a livello provinciale e comunale, ma sono spesso messe in atto in maniera separata." Foto: Eurac research
  • Come avete deciso di procedere? 

    Con un questionario online: le domande sono state sottoposte ad impiegati e politici delle molte amministrazioni, anche nei paesini più piccoli, in entrambe le province. Sono stati coinvolti tutti i 166 comuni del Trentino e tutti i 116 dell’Alto Adige, in una serie di quesiti che riguardavano non solo l’aspetto esterno della relazione con i cittadini, ma anche i rapporti interni, tra colleghi e gerarchie. 

    Il questionario era, però, diviso in due parti? 

    La sezione concernente l’hate speech ha permesso di riscontrare una diffusione importante non tanto nei social, come ci si immagina, ma anche a livello personale, che tende a colpire in maniera più forte donne e politici, rispetto all’amministrazione in senso più generale. Nel caso delle fake news, invece, il fenomeno è più trasversale e tocca alla stessa maniera i generi e i vari partiti. 

     

    Le donne sono comunque più sensibili all’argomento e sono in grado di individuare con maggiore facilità segnali, comportamenti e discorsi d’odio

     

    Come nei social, le donne sembrano essere più soggette ad hate speech?

    Questo è quello che abbiamo potuto osservare, ma abbiamo anche riscontrato che le donne sono comunque più sensibili all’argomento e sono in grado di individuare con maggiore facilità segnali, comportamenti e discorsi d’odio, riuscendo ad identificare maggiormente il problema. 

    Il questionario si è dimostrato, quindi, un buono strumento per cercare di comprendere la portata dei due fenomeni? 

    Dopo aver raccolto i dati, abbiamo deciso di diffonderli in maniera trasparente, prima a livello locale, per alimentare la discussione e poi a livello europeo, per integrare e confrontare i dati del Trentino Alto Adige con quelli degli altri 7 paesi. 

    Il progetto si pone nella prospettiva più ampia del contrasto a fake news e hate speech? 

     La spinta dell’UE è un passo avanti verso una visione d’insieme. In Alto Adige e in Trentino ci sono diverse iniziative a livello provinciale e comunale, ma sono spesso messe in atto in maniera separata, con il rischio concreto che si diffondano solamente tra piccole platee. Un buon antidoto sarebbe una maggiore coordinazione, a partire da quella tra Trento e Bolzano, per accrescere la partecipazione. 

     

    Le fake news tendono a diffondersi con più forza proprio quando c’è minore trasparenza e minore fiducia nelle istituzioni

     

    Un modo per rinforzare la vicinanza tra istituzioni e cittadini? 

    Interpretando i dati della ricerca abbiamo riscontrato che le fake news tendono a diffondersi con più forza proprio quando c’è minore trasparenza e minore fiducia nelle istituzioni. Un intervento strutturale, che sappia coinvolgere non solo le pubbliche amministrazioni ma anche i cittadini non può che tradursi in effetti benefici su tutti noi, rafforzando il dialogo democratico in maniera trasversale. 

ACHTUNG!
Meinungsvielfalt in Gefahr!

Wenn wir die Anforderungen der Medienförderung akzeptieren würden, könntest du die Kommentare ohne
Registrierung nicht sehen.

Erfahre warum