Gesellschaft | Reclusione

“Il nuovo carcere? Non ci risulta”

Serracchiani (PD) visita la struttura: “Manca la volontà del Governo, così si immobilizzano gli interventi”. Andriollo attacca la Provincia “assente” sul tema.
carcere bolzano
Foto: Seehauserfoto
  • “Prima o poi arriverà il nuovo carcere”, una speranza ma anche un mantra che ha immobilizzato gli interventi sull’attuale struttura penitenziaria di Bolzano che versa in condizioni gravissime. A testimoniarlo è la deputata del Partito Democratico Debora Serracchiani, in visita oggi (7 aprile) all'interno del carcere di via Dante. La parlamentare ha potuto constatare personalmente la gravità della situazione, più volte documentata da SALTO: un sovraffollamento cronico, con una media di 123-125 detenuti al giorno a fronte di soli 88 posti regolamentari. “Le celle sono pensate per quattro o cinque persone, ma spesso ne ospitano sei o più”, ha dichiarato Serracchiani. “E ad oggi non ci risulta alcuna volontà concreta, da parte di questo Governo, di costruire un nuovo carcere. Non c’è un progetto definito, né una prospettiva a breve termine, nonostante se ne parli almeno dal 2014.”

    “A peggiorare il quadro, l'interrogazione presentata in Senato da Luigi Spagnolli è rimasta senza risposta, nonostante il Governo abbia avviato iniziative per recuperare strutture esistenti”, prosegue Serracchiani. Anche SALTO ha contattato il Ministero di Giustizia per chiarimenti sull’eventuale realizzazione di un nuovo istituto penitenziario, ma al momento della pubblicazione non è pervenuta alcuna risposta.

  • Debora Serracchiani (in piedi) a fianco a Monica Bonomini, responsabile giustizia del PD dell’Alto Adige, Juri Andriollo (candidato sindaco centro-sinistra) e Luigi Spagnolli (senatore PD) Foto: SALTO
  • “La struttura in sé è molto datata, obsoleta, e chiaramente inadeguata per ospitare un istituto penitenziario moderno. Tuttavia, va riconosciuto che, rispetto al passato, grazie all’attuale direzione, sono stati fatti interventi di manutenzione significativi: è stato rifatto il tetto, la facciata è in fase di completo rifacimento,e sono state ristrutturate le docce”, aggiunge Serracchiani. Gli interventi, costati all’amministrazione provinciale quasi 3 milioni di euro, arrivano dopo che il direttore della Casa Circondariale Giangiuseppe Monti ha spinto per un miglioramento dell’attuale edificio, cercando di mantenere gli spazi servono per attività alternative alla detenzione (trattamenti, formazione, reinserimento).

     

    “Ad oggi non ci risulta alcuna volontà concreta, da parte di questo Governo, di costruire un nuovo carcere”

     

    “Purtroppo, la politica provinciale è assente”, dichiara il candidato sindaco del centrosinistra Juri Andriollo, presente alla conferenza. “La Lega governa da sette anni, ma i progetti concreti sono stati zero. Tante promesse, rendering e conferenze stampa, ma nulla di realizzato. Sul carcere si parla molto, ma si fa poco. Al contrario, sul tema dei CPR, si reagisce subito con obbedienza cieca. Noi non vediamo alcuna utilità nei CPR, mentre sul carcere sì: lì si possono attivare veri percorsi di recupero”, aggiunge Andriollo.

  • I lavori sulla vecchia struttura penitenziaria Foto: SALTO
  • A testimoniare ancor di più la mancata collaborazione tra Comune e Provincia c’è l’emblematica situazione del garante dei detenuti, figura chiave per il benessere di chi vive e lavora in carcere. “Era stata nominata una persona dal sindaco Caramaschi, poi ritirata. Se torneremo al governo della città, sarà nostra intenzione nominare subito un nuovo Garante, come ci è stato anche richiesto dai detenuti stessi”, dichiara Monica Bonomini, responsabile giustizia del PD dell’Alto Adige, che ha accompagnato Serracchiani nella visita. La figura è stata recentemente istituzionalizzata a livello provinciale, creando una cornice ad hoc nel luglio 2024, ma non è ancora stato nominato nessuno. Anche su questo aspetto SALTO ha interrogato l’amministrazione provinciale che, al momento, non ha fornito risposta.

    I progetti all’interno dell’istituto non mancano. Ci sono corsi di formazione all’interno del carcere – per idraulici, elettricisti, e altre figure professionali oggi molto richieste – per favorire il reinserimento lavorativo e allo stesso tempo supportare l’economia locale. I risultati sono positivi ma, conclude Serracchiani, rischiano di andare persi: “In un carcere con l’80% di popolazione straniera, i detenuti senza residenza non vengono iscritti all’anagrafe, cosa che gli impedisce di essere in regola quando escono e che li porta spesso a tornare a delinquere. Come PD ci stiamo impegnando per capire se, data la specificità del contesto bolzanino, sia possibile interpretare la normativa in modo diverso. Se una persona, in carcere, riesce a integrarsi, a lavorare e a costruirsi un percorso, è un errore enorme lasciarla poi senza strumenti alla fine della pena per integrarsi”.