Chronik | Razzismo

Manifesti discriminatori, condannata STF

Il tribunale di Bolzano accoglie il ricorso di ASGI e Bassamba Diaby contro Süd-Tiroler Freiheit per la campagna elettorale del 2023 sugli “stranieri criminali”. Il consigliere comunale: “Vittoria della libertà”.
Plakat STF
Foto: STF
  • Molestia discriminatoria”: è stata definita così la campagna messa in atto dal partito Süd-Tiroler Freiheit durante la campagna elettorale del 2023. Il Tribunale di Bolzano ha infatti accolto il ricorso proposto da ASGI (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) e da Bassamba Diaby, cittadino italiano di origini senegalesi e consigliere comunale del PD a Merano, contro i manifesti diffusi da Süd-Tiroler Freiheit sul proprio sito e affissi negli spazi elettorali in tutta la Provincia: essi raffiguravano un uomo di pelle nera con in mano un coltello e una donna bianca accovacciata in posizione di difesa associando l’immagine allo slogan “kriminelle Ausländer abschieben!” (“Espellere gli stranieri criminali”). 

    Il Tribunale ha ritenuto, con sentenza depositata oggi (8 aprile), che il collegamento tra la comunicazione visiva e la comunicazione verbale integra “molestia discriminatoria” perché “è idoneo a raffigurare, con riferimento ai cittadini di Paesi terzi che hanno commesso crimini, la maggiore attitudine di una persona di origine africana o comunque di pelle nera, rispetto alle persone aventi altra origine, a commettere reati connaturati da condotta violenta”. La giudice Daniela Pol ha quindi sanzionato il comportamento discriminatorio ordinando la rimozione dei manifesti e del messaggio e condannando il partito al risarcimento del danno in favore di ASGI – quale rappresentante dei soggetti discriminati - quantificato in tremila euro.

  • A sinistra Bassamba Diaby durante una seduta del Consiglio comunale di Merano. Foto: Partito Democratico
  • “È una vittoria per la libertà, la democrazia e la convivenza civile”, ha commentato a SALTO Diaby, che è anche Presidente dell’Associazione Rete dei diritti dei senza voce e Vicepresidente del Centro di tutela contro le discriminazioni. “In una terra particolare come l’Alto Adige, dove a volte qualcuno pensa di essere fuori dal mondo, è stato detto chiaramente: la legge è uguale per tutti. Chi si credeva intoccabile è stato riportato coi piedi per terra. Sono felice, perché ho visto quell’arroganza da vicino in tribunale, e oggi una sentenza impone loro di rimuovere contenuti vergognosi dai social e dai siti. Grazie ad ASGI e a chi, ogni giorno, difende i più deboli e anche alla stampa, e in particolare a SALTO, per aver dato voce a questa storia”

    Il giudice ha deciso di non concedere nessun risarcimento per Diaby in quanto non sarebbe stato leso direttamente dallo slogan e dall’immagine perché cittadino italiano e incensurato. Nonostante ciò, il cittadino meranese originario del Senegal si è detto davvero felice della sentenza: “Ho solo un dispiacere: questa battaglia non doveva essere solo mia. Avrebbe avuto più forza se fosse stata portata avanti da una cittadinanza unita, invece non è stato così. Questa abitudine di girarsi dall’altra parte, di pensare “non mi riguarda”, è quella che – nella storia – ci ha portato alle tragedie più grandi. Per questo, ho deciso di combattere l’ingiustizia in prima linea, per difendere la libertà”. 

    “Una decisione che ancora una volta - come già la Cassazione ha fatto in varie occasioni - conferma che la comunicazione  politica e la propaganda elettorale non operano in uno spazio di assoluta libertà di espressione, ma devono comunque rispettare i diritti delle persone, primo fra tutti il diritto a non essere discriminati mediante l’affiancamento delle proprie caratteristiche etniche a comportamenti antisociali e delittuosi, ciò che trasforma un gruppo sociale in un nemico da escludere e da isolare” ha dichiarato ASGI, rappresentata in giudizio dagli avvocati Chiara Bongiorno e Alberto Guariso