Politik | Gastbeitrag

“Ho provato molta empatia e dispiacere”

Ancora ferma a Katmandu in attesa di tornare a Bolzano, una studentessa di OperationDaywork racconta la sua esperienza con l'associazione nepalese che lotta per i diritti, contrastando il fenomeno dei matrimoni minorili.
matrimoni minorili
Foto: Giada Mariz
  • Ogni anno Operation Daywork (OD) premia un progetto proveniente da qualsiasi parte del mondo che ha come obbiettivo la tutela dei diritti umani. Quest’anno si tratta di un gruppo informale di giovanissimi (12-21 anni) dal Nepal, chiamato “Samana”, che si batte principalmente contro i matrimoni minorili. I ragazzi fanno parte di una comunità rurale indigena dal nome “Tamang” che ha una propria lingua, storia e tradizione, parallela a quella nepalese. Il programma annuale di OD prevede un viaggio conoscitivo e di scambio sul posto, dunque il 20 agosto 2025 siamo partiti in due coordinatori e due volontari da Bolzano. Per me era la prima volta che uscivo dall’Unione Europea, dunque non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Abbiamo trascorso i primi giorni nella capitale per ambientarci e connetterci con altre organizzazioni locali concentrate su diritti umani e tutela dei minori. L’impatto con la grande città è stato dunque immediato e siamo stati pervasi dai forti rumori, profumi e sensazioni differenti. In seguito a ciò, è iniziata la nostra settimana a contatto con la comunità rurale, nella municipalità di Konjyosom. Abbiamo preparato per le prime giornate delle attività da svolgere con i ragazzi per affrontare appieno la problematica dei matrimoni minorili. 

  • Giada Mariz ha 19 anni ed è una dei quattro bolzanini bloccati in Nepal che oggi (venerdì 12 settembre) stanno rientrando in Italia. Da lunedì il Paese è attraversato da proteste antigovernative.

  • Il gruppo di giovani nepalesi con cui lavora Giada Mariz:: "A sentire i loro racconti, da studentessa di diciannove anni ho provato molta empatia e dispiacere per le criticità, ma altrettanta stima e ammirazione per questo gruppo di coetanei così deciso e attivo nel migliorare la propria comunità." Foto: Giada Mariz
  • Matrimoni illegali

    In Nepal, l’età minima per sposarsi è di vent’anni e dunque tutte le celebrazioni che si svolgono prima sono considerate illegali. Possiamo distinguere all’interno di essi due categorie: i matrimoni minorili forzati e quelli volontari. Per quanto riguarda i matrimoni minorili forzati, essi corrispondono ai casi nei quali all’interno della coppia è presente almeno un soggetto minorenne che non vorrebbe sposarsi, ma che viene costretto. Questa tipologia di matrimonio era molto diffusa fino a qualche anno fa, in quanto spesso le famiglie in povertà vedevano nel matrimonio dei propri figli un futuro migliore, confidando nel patrimonio del partner da loro selezionato. Spesso però essi sfociavano in situazioni di abuso, in cui solitamente il marito era molto più grande della moglie minorenne e in cui dunque si instaurava inevitabilmente una dinamica di potere. Ciò che preoccupa maggiormente i ragazzi è però la seconda tipologia di matrimonio minorile, ossia quello volontario. Sono infatti in aumento i casi in cui, i ragazzi ancora minorenni, decidono di sposarsi illegalmente e di iniziare la propria vita assieme. Ciò che spinge questi giovani a scegliere una soluzione così estrema è un insieme di fattori culturali e sociali. I ragazzi di “Samana” ci hanno riportato situazioni di disagio a livello famigliare e relazionale non indifferenti. Spesso si verificano casi di alcolismo e povertà estrema all’interno delle famiglie che portano all’instaurarsi di una dinamica di minaccia e violenza nei confronti dei figli. Quest’ultimi non crescono dunque in un ambiente sicuro e stabile. Scelgono dunque spesso di scappare e sposarsi in tenera età per scappare dall’oppressione famigliare, con il sogno di continuare gli studi e avere una vita migliore. 

     

    Sono infatti in aumento i casi in cui, i ragazzi ancora minorenni, decidono di sposarsi illegalmente e di iniziare la propria vita assieme.

     

    Non tutti i casi però si concludono nel migliore dei modi. Spesso infatti le coppie sono soggette a problemi economici, abuso da parte del partner, depressione, gravidanze precoci e relazioni tossiche. Il gruppo vincitore del premio OD ci ha raccontato di come, tramite iniziative culturali e campagne di sensibilizzazione, stiano riuscendo a limitare il problema. Hanno però anche condiviso con noi le criticità che le loro attività presentano. In particolare, è complesso per loro individuare un’alternativa. Nelle situazioni instabili a livello famigliare, i giovani hanno bisogno di sfogare le proprie emozioni, magari con un amico fidato o un partner. Le relazioni al di fuori del matrimonio non vengono affatto viste di buon occhio dalla comunità e dunque devono restare segrete, il che porta ad un accumularsi di tensione ancora maggiore sulle spalle dei giovani. La situazione è estremamente complessa e il gruppo “Samana” ha bisogno di un sostanziale supporto per portare avanti la propria campagna. A sentire i loro racconti, da studentessa di diciannove anni ho provato molta empatia e dispiacere per le criticità, ma altrettanta stima e ammirazione per questo gruppo di coetanei così deciso e attivo nel migliorare la propria comunità. Quest’ultima inizia a notarli e a schierarsi con o contro di loro, dunque ora più che mai necessitano di supporto. Confido dunque nella partecipazione delle scuole ai workshop, alla visita degli ospiti e soprattutto alla giornata d’azione di OD, in cui gli studenti delle scuole superiori potranno assentarsi da scuola per lavorare e contribuire alla causa di “Samana” con il ricavato (previa approvazione dei presidi). Tutti assieme possiamo fare la differenza!

  • Scuole in lingua tedesca

    "Riguardo alle attività previste in Alto Adige nel corso dell'anno - fa sapere una operatrice di OD - vorrei precisare che probabilmente non potremmo collaborare con la maggior parte delle scuole superiori di lingua tedesca a causa delle persistenti proteste in corso. Questo non è solo un peccato per gli studenti delle scuole superiori e per il gruppo di OD, che si impegna per promuovere la consapevolezza e l'attivismo tra i giovani, ma anche per SAMANA che probabilmente non potrà ricevere il sostegno (anche economico) come i progetti precedenti".

    "Riguardo a Samana - continua l'operatrice - speriamo pertanto di poterne parlare ancora per sensibilizzare la cittadinanza ed eventualmente lanciare una raccolta fondi alternativa tra la società civile"