Mediazioni letterarie all'ombra delle Dolomiti
C’erano almeno un paio di pagine, nel supplemento La lettura del «Corriere della sera» di domenica scorsa, che sembravano parlare direttamente a noi lettori di frontiera. A pagina 14 Michael Krüger, intellettuale di punta, poeta ed ex-direttore del prestigioso Hanser Verlag di Monaco, vera eminenza della letteratura tedesca, lamentava l’assenza, nell’attuale panorama editoriale tedesco, di traduzioni di romanzi italiani. “Che cosa è successo?” si chiedeva alla fine, “ai romanzieri italiani hanno tagliato la lingua?” Nella stessa pagina si apriva una finestra, un articolo più breve in cui si elogiava il lavoro, niente meno, del roveretano Keller, l’editore letterario italiano che più di ogni altro sta creando ponti a cavallo dell’area alpina. (Se ne poteva dedurre fra l’altro che, se di romanzi italiani se ne traducono pochi, non si può certo dire che per gli autori tedeschi valga il contrario.) Poche pagine prima, un critico germanico di grido, Volker Weidermann, invocava una mobilitazione degli scrittori europei sulla falsa riga di ciò che nel secondo dopoguerra tedesco aveva fatto il Gruppo 47, del quale fecero parte, fra gli altri, autori di indubbia grandezza come Günter Grass o Uwe Johnson. Anche Krüger chiamava in causa i “grandi”, i cosiddetti classici moderni, compresi quegli italiani che fino a pochi anni fa costituivano letture imprescindibili degli amanti tedeschi della letteratura: Pavese, Calvino, Pasolini, Tabucchi, Magris, per citarne solo alcuni.
Che cosa c’entra tutto ciò con noi lettori di frontiera? Partiamo da un dato recente: il Trentino-Alto Adige è ancor sempre, con il Friuli Venezia Giulia, la regione italiana in cui si legge di più. Ed è la regione in cui non opera solo il tenacissimo Keller, di certo l’editore più quotato sul piano nazionale, ma anche altri editori che da qualche anno hanno intrapreso un lavoro sistematico di mediazione fra le culture tedesca e italiana. Penso alla meranese Alphabeta, diretta da Aldo Mazza, che cura molto il dialogo fra culture sorelle in Alto Adige, o al Folio Verlag, con sedi a Bolzano e Vienna, che ha tradotto nei paesi tedeschi non solo best seller come quelli di Giancarlo De Cataldo, ma anche un’opera poetica fondamentale del secondo Novecento italiano, quella di Andrea Zanzotto. Inoltre, qualche contributo in tal senso viene anche, compatibilmente con i rispettivi programmi editoriali, dalla saggistica della casa editrice Il Margine di Trento o dall’Edition Raetia di Bolzano. Voglio dire che, a dispetto dell’assenza a livello di mainstream denunciata da Krüger, esiste un livello inferiore, quello dei piccoli editori e della dimensione interregionale e transfrontaliera, dove qualcosa sta succedendo, eccome. La traduzione in italiano di un romanzo di valore come I margini della ferita del venostano Sepp Mall, uscito l’anno scorso per Keller, è solo il più noto fra i risultati per i quali alcuni operatori dell’editoria, letterati e intellettuali del Trentino-Alto Adige si stanno adoperando, spesso in sinergia, con spirito transfrontaliero e davvero europeista. E non si tratta soltanto di risultati editoriali.
Krüger stesso, qualche anno fa, fu ospite del Seminario Internazionale sul Romanzo, che da ormai una decina d’anni porta in regione, attraverso l’Università di Trento, i critici e gli autori più validi del panorama italiano ed europeo (che spesso non sono quelli più in vista o più letti). Da qualche anno, peraltro, il S.I.R. si avvale della collaborazione di alcuni istituti scolastici trentini, quest’anno per la prima volta si è aggiunto al gruppo un liceo bolzanino e gli incontri non sono solo aperti alla cittadinanza, ma valgono anche come corsi di aggiornamento per insegnanti. L’anno scorso, più o meno in questo periodo, furono ospiti del S.I.R. proprio Sepp Mall con la sua traduttrice e un altro autore sudtirolese di rilievo, Kurt Lanthaler, il cui romanzo Das Delta, scritto in tedesco, ma italianissimo nello spirito e plurilingue nella sostanza, apparirà in italiano in ottobre per i tipi di Alphabeta; la traduzione, intanto, è stata presentata in anteprima la settimana scorsa a Innsbruck grazie alla collaborazione fra il SIR e l’Italien Zentrum di Innsbruck, segno che qualcosa sta accadendo anche sul piano euroregionale. Giovedì prossimo, invece, interverranno a Trento la scrittrice italo-austriaca Anna Rottensteiner, autrice di un delicato romanzo (Lithops. Lebende Steine, Edition Laurin 2013) ambientato fra Roma, Salò, il Sudtirolo e la Finlandia tra la seconda guerra mondiale e i nostri giorni, e Carla Festi, ricercatrice trentina, che ha tradotto il testo assieme a un gruppo di studentesse dell’Università di Innsbruck. E l’autore di questo articolo può già esprimere pubblicamente, benché non vi sia ancora nulla di ufficiale, più di una semplice speranza che anche questo romanzo possa trovare un giorno ospitalità presso uno dei nostri editori ed essere quindi accessibile ai lettori italiani, anche oltre l’ampio pubblico locale.
Tutto questo, certamente, c’entra poco con la grandezza che emanano i nomi fatti da Michael Krüger o la dimensione europea militante invocata da Volker Weidermann. Ma la grandezza ha il limite della rarità, mentre chi è consapevole dei propri limiti può trarre forza dall’umiltà che dovrebbe derivargliene. Non solo: è dal locale e dalla periferia che spesso prendono le mosse le iniziative meno provinciali e più lungimiranti, com’è stato il caso, l’inverno scorso, di un magnifico seminario sulla traduzione da e verso il ladino tenutosi in val Badia grazie all’iniziativa congiunta degli assessorati alla cultura ladino e tedesco della Provincia Autonoma di Bolzano. E la stessa promozione del trilinguismo in Trentino potrebbe forse costituire il preludio a una sensibilità attiva che, invece di “tagliare la lingua” agli scrittori, promuova le lingue, al plurale, anche nella loro declinazione più nobile, quella letteraria.
Del resto, se da un lato le istituzioni regionali appaiono via via più sensibili a queste tematiche, dall’altro quelle di cui qui si parla sono scritture e mediazioni che non possono vantare la capacità economica della grande editoria o quella promozionale dei media nazionali. Al prossimo Salone del libro di Torino, nell’anno in cui la Germania è il paese ospite, fra gli editori locali ci sarà solo Keller, e di questo gli va dato merito. Ma lontano dai riflettori, mentre a Torino si parlerà di mobilitazione intellettuale europea e ci si chiederà perché i romanzieri italiani non vengono più tradotti nell’area tedesca, un manipolo di idealisti con il pallino della letteratura sta lavorando all’ombra delle Dolomiti, giorno dopo giorno, perché i prossimi anni il Trentino-Alto Adige possa diventare davvero ciò di cui ama vantarsi, ma troppo spesso inciampando nella propria autoreferenzialità, ossia una terra di transfer, di mediazione culturale e poetica, di vero respiro sovranazionale ed europeo. Con la speranza che gli scambi avvengano sempre più in tutte le direzioni linguistiche e in attesa che un giorno anche qui, in virtù di un’imprevedibile stato di grazia, possa nascere qualcosa di simile a quella che anche noi chiamiamo “grandezza”.