Gesellschaft | Diritti

Una questione di coscienza sociale

Dopo la fiaccolata di sabato scorso anche il sindaco di Brennero ribadisce il suo “no” al centro di accoglienza, ma i profughi che arrivano, ammette, non sono criminali.

Che nemmeno il sindaco di Brennero, Franz Kompatscher, fosse d’accordo con la costruzione di un centro di accoglienza per i rifugiati era cosa già nota da tempo. Il primo cittadino, infatti, sarebbe disposto ad accoglierli per qualche ora in una struttura all’interno della caserma di polizia, ma di farli restare più a lungo non se ne parla. Il timore che questa processione di profughi con il fagotto in spalla diventi una minaccia concreta assilla sia chi la città la amministra sia chi la strumentalizza per sguazzare negli alvei dell’odio, ribollendo nella propria rugginosa indignazione.

Ecco come un diritto universale riconosciuto dalla convenzione di Ginevra, quello della richiesta di asilo, diventa un’interpretazione arbitraria da sfollare insieme ai fuggitivi. Malgrado le resistenze del sindaco, tuttavia, la Provincia sembra non aver abbandonato l’idea di istituire un punto di prima necessità, un corridoio umanitario che fornisca un’assistenza minima per chi giunge al confine attraverso mari e deserti per interminabili chilometri. Ora occorre solo agire.

Non hanno commesso reati e non restano più di qualche ora, ha ammesso ancora il sindaco riferendosi ai migranti, in altre parole la criminalità non è aumentata e l’Italia non è che una tappa di un viaggio più lungo; ma quando mai nel fragore propagandistico incondizionato c’è stato spazio per il buon senso?