Kultur | Bibliophile Fragen

„Io mi baso molto sul passaparola“

Silvia Liotto ha pubblicato poesie in ladino e italiano. Ieri ha presentato „Le fi dl plü – Il filo del più“ a Merano. Ha risposto anche alle "sempre stesse domande" di SALTO.
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Foto: Privato
  • SALTO: Quale libro ha segnato la tua infanzia più di quanto avresti mai creduto?

    Silvia Liotto: Tra i primissimi libri, in età prescolare o poco più, ne ricordo uno illustrato in ladino che mi piaceva: “Tone y la condla dal lat” (Tone e il mastello del latte). A noi bambini sembrava incredibile che fosse in ladino (erano le prime pubblicazioni per l’infanzia dell’Istitut Ladin Micurá de Rü). Più avanti poi ho letto molto e questo mi ha permesso di stare in un bel posto, come le Dolomiti, senza paraocchi, viaggiando da ferma. I libri che mi hanno segnato sono tre, due dei quali definirei tosti per un’età tra i 10 e i 13 anni: “Kai lacht wieder” di Hartmut Gagelmann (1984), “Giustizia, non vendetta” di Simon Wiesenthal (1989), “Papà Gambalunga” di Jean Webster (1912).

    Quale ultima frase di un libro rimane per te un grande “film mentale”?

    C’è una frase significativa che mi è rimasta dentro e riguarda la necessità di narrare: “Storie raccontate sempre da capo, perché lo spazio infinito appaia meno enigmatico e il tempo di vivere più solenne.” E’ l’ultima frase del libro “Enrosadira” di Nicola Dal Falco, Miti ladini delle Dolomiti, del 2014.
     

    La poesia invece apre ai paesaggi e in un certo senso non è importante la meta o l’effetto, ma conta lo sguardo.

  • Silvia Liotto, madrelingua ladina, è nata a Brunico nel 1974. Ha lavorato all'Istituto Ladino Micurá de Rü dal 1994, diventando ispettrice amministrativa del settore culturale nel 2000. Si è occupata di traduzioni letterarie e amministrative, revisione di testi e toponomastica locale, coordinando il progetto Carte dei toponimi ladini della Val Badia. Da gennaio 2025 ha assunto l'incarico di coordinatrice all'Ufficio Mediazione al Lavoro di Brunico. Recentemente è stato pubblicato il libro “Tre poeti tre – qui non è là”, ideato da Nicola Dal Falco che partecipa alla raccolta poetica insieme a Teresa Palfrader con l’introduzione di Carlo Suani. L’opera è illustrata da tre disegni di Barbara Tavella. Le letture delle poesie del libro “Le fi dl plü/Il filo del più” sono state trasmesse recentemente alla Radio Rai Ladinia, mentre la Rai TV ladina ha realizzato una trasmissione di approfondimento. Foto: Trail/Rai

    Fare rime è sciocco, fare smancerie è ancora più sciocco… a quale libro apparentemente buono non riesci a dare importanza?

    In generale considero libri sopravalutati quelli esclusivamente in prima persona, i romanzi brevi scritti come si scrive una sceneggiatura, gli istant-book ad uso e consumo di un pubblico che vuole saperne di più in maniera superficiale, le biografie compiacenti nei confronti dei personaggi momentaneamente al potere, senza dimenticare le raccolte di poesie d’occasione.

    Un caso per il Commissario Vernatschio. Come spiegheresti a un extraterrestre la misteriosa banalità dei gialli locali?

    Fermo restando che ci sono dei gialli scritti con stile letterario che si potrebbero consigliare a un alieno, il genere giallo sfrutta un meccanismo a orologeria con un unico scopo: scoprire il colpevole; quindi tutto è giocato sulla trama, mentre la descrizione e l’introspezione sono accessori. Dal mio punto di vista la considero una prospettiva limitata al puro intrattenimento. La poesia invece apre ai paesaggi e in un certo senso non è importante la meta o l’effetto, ma conta lo sguardo.

    Importante! A quali consigli di lettura continui a dare fiducia senza riserve?

    Io mi baso molto sul passaparola e nel caso di una scelta casuale mi faccio incuriosire dal titolo e dalla grafica della copertina.

    Che fallimento! Quale libro lasceresti su un’isola deserta?

    Lascerei volentieri: “Piccole donne crescono” di Louisa May Alcott, “Der verlorene Sohn” di Luis Trenker e poi in generale i romanzi fantasy.

    Il fruscio delle pagine. Quale libro non leggeresti mai su un e-book reader?

    Tutti senza esclusione. Se il libro è vita, le pagine sono parte del suo corpo, come l’odore dell’inchiostro e della carta.

    Quale libro su l’Alto Adige o di un autore/autrice altoatesino consiglieresti assolutamente?

    Tre libri: norbert c. kaser “rancore mi cresce nel ventre. Poesia & prosa 1968-1978. Un’antologia”, Anita Pichler “Die Frauen aus Fanis. Fragmente zur ladinischen Überlieferung”, Mary de Rachewiltz “Discrezioni. Storia di un’educazione”, sia per i contenuti che per lo stile.

  • Le fi dl plü – Il filo del più: Presentazione ieri a Merano Foto: Privato