Gesellschaft | Il commento

Bolzano non è una città per poveri

Gli sgomberi continuativi annunciati dal sindaco Corrarati segnano l’inizio di una nuova e prepotente fase repressiva verso le persone senza dimora. L’espressione di una visione miope e inadeguata del fenomeno della grave marginalità.
sgombero Talvera
Foto: Comune di Bolzano
  • “Non sarà più come prima, quando veniva fatto uno sgombero e si tornava dopo tre mesi trovando la stessa situazione. Ora potremo intervenire subito, anche giorno per giorno, per evitare che gli insediamenti si riformino la sera stessa”. Come raccontato ieri da SALTO, il sindaco di Bolzano Claudio Corrarati ha annunciato così il via a un deciso cambio di passo nella repressione delle persone senza dimora. 

    Questo approccio, lo abbiamo ricordato spesso, segue le orme tracciate dal 2015 al 2025 dalla giunta Caramaschi. Analoga la postura verso la Provincia, accusata di “scaricare tutto il peso dell’accoglienza su Bolzano”, e analogo l’approccio securitario. Proprio gli sgomberi, che avevano caratterizzato l’azione del decennio-Caramaschi rispetto alla grave marginalità, hanno inaugurato l’attività della giunta Corrarati. Dal giorno del suo insediamento, il primo cittadino di Bolzano ne aveva ordinati almeno quattro: il 20 maggio, il 17 giugno, il 10 e il 22 luglio. Ma l’operazione di ieri lungo gli argini del Talvera segna l’inizio di una nuova e prepotente fase repressiva. 

     

    Prima di ieri la giunta Corrarati aveva già ordinato quattro sgomberi tra maggio e luglio.

     

    La posizione muscolare del sindaco si fonda su una narrazione che parla alla pancia della cittadinanza: i crimini sono in calo, ma la città sarebbe diventata invivibile perché “nelle mani di bande di non autoctoni”. I colpevoli? I poveri, gli emarginati, le persone senza dimora che vivono sotto i ponti del capoluogo. Una visione a dir poco semplicistica che disumanizza cinicamente gli individui, trasformandoli in un agglomerato indistinto e sorvolando colpevolmente sull’ eterogeneità delle situazioni giuridiche ed esistenziali delle circa 150 persone costrette all'addiaccio. Come aveva ricordato Romina Ciafardone, referente del progetto Oltre la Strada dell’associazione Volontarius, la popolazione homeless del capoluogo in realtà comprende “senza dimora 'storici' italiani ed europei, cittadini extracomunitari – in particolare giovani nordafricani e cittadini dei Paesi dell’Africa Occidentale e del continente asiatico –, altri ancora titolari di una protezione o richiedenti asilo che lavorano ma non dispongono di un alloggio”. Un quadro molto più complesso e stratificato rispetto a quello presentato ieri dal sindaco. 

  • Alcune delle tende sgomberate ieri dal Comune di Bolzano, SEAB e Nucleo di Sicurezza Urbana della Polizia Municipale. Foto: Comune di Bolzano
  • L’immagine proposta da Corrarati, infatti, somiglia molto a quella dello “straniero che invade le nostre città” propagata per l’ennesima volta qualche giorno fa dall’ eurodeputato leghista Roberto Vannacci al raduno di Pontida. E proprio questa equazione - marginale uguale criminale - spalanca le porte alla repressione, invocando tra le altre cose la necessità di un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) sul territorio (a questo proposito è bene segnalare al primo cittadino che a Cosenza ad oggi non c’è alcun Cpr). La verità è che questa accelerazione — il pugno duro — rivela la profonda e colpevole ignoranza della giunta rispetto al tema della grave emarginazione e la sua incapacità di immaginare, sviluppare e realizzare politiche sociali inclusive ed efficaci. Le azioni messe in campo fino a oggi e quelle auspicate per il futuro lo dimostrano. 

     

    La posizione muscolare del sindaco si fonda su una narrazione tossica che parla alla pancia della cittadinanza.

     

    Non sarà una soluzione l’eventuale Cpr, come raccontiamo da anni su queste pagine. Non lo è certamente la riduzione dei posti letto per la cosiddetta Emergenza freddo, che a Bolzano passano dai 245 dell’inverno 2024/25 ai 70 previsti per quest’anno. E non lo sono nemmeno gli sgomberi. Per questo di fronte ai fatti di ieri, è doveroso ribadire ancora una volta che questi dispositivi non risolvono nulla, ma aggravano la condizione di marginalità delle persone perché ne acuiscono l’invisibilità. Lo hanno sottolineato in più occasioni operatori e attori della società civile che da anni lavorano sul campo, ma che restano inascoltati dalle istituzioni. Non solo, ieri nei loro confronti si è registrato anche un insidioso attacco, perché colpevoli – secondo il sindaco – di “comprare loro stesse le tende per le persone sgomberate”. Non è la prima volta che le forze politiche della città tentano di criminalizzare la solidarietà. Era già successo lo scorso novembre, quando Angelo Liuzzi – al tempo consigliere della circoscrizione di Aslago-Oltrisarco e oggi consigliere comunale tra le fila di La Civica per Bolzano-Corrarati Sindaco – in un post su Facebook aveva invitato il sindaco a vietare con un’ordinanza la distribuzione di materiale da campeggio alle persone in strada. 

  • A Bolzano lo spazio per le persone senza dimora si riduce sempre di più. Foto: Alessio Giordano
  • In questo quadro risulta evidente la distanza della giunta comunale rispetto alle raccomandazioni illustrate a SALTO da Caterina Cortese, responsabile dell’Osservatorio della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (fio.PSD). Secondo Cortese, infatti, per affrontare in maniera efficace le questioni legate alla marginalità sociale sarebbe necessario “basare il sistema di intervento sulla collaborazione tra il pubblico e il terzo settore, investire sull’integrazione tra i servizi e, soprattutto, avere la volontà di guardare le persone, ascoltarle e capire di cosa hanno bisogno”. La strada che il sindaco Corrarati intende seguire sembra invece orientata verso la precisa scelta politica volta a trasformare la povertà in un mero problema di decoro. D’altra parte lo stesso Corrarati in campagna elettorale aveva dichiarato a più riprese di volere “una Bolzano più pulita”. E quella illustrata ieri è la strategia per raggiungere quest’obiettivo, così da rendere Bolzano sempre più una città-cartolina a misura di turisti, in cui la complessità, la marginalità sociale e la povertà sono problemi da cancellare con la forza.