Invalsi
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Politik | Istruzione

La strada giusta è la scuola bilingue

I dati INVALSI evidenziano che serve una novità in un sistema troppo ingessato. Va fermato il cortocircuito dell'aumento delle ore di tedesco
  • I risultati delle prove INVALSI sono un’occasione di verifica del funzionamento del sistema scolastico. Offrono dati da non occultare o usare strumentalmente, ma da utilizzare “scientificamente” per opportuni interventi sulle eventuali inefficienze e disparità che emergono. Non vanno letti come promozione o bocciatura di istituti o territori, ma vanno visti come strumento metodologico di supporto al sistema scuola. E’ importante quindi comprendere cosa condizioni l’apprendimento per offrire i correttivi. 

    Nello studio INVALSI si elencano esplicitamente gli elementi del condizionamento, ovvero il sesso, il percorso di studio, il background sociale, il background migratorio ed il territorio. E’  da qui che si deve partire per individuare risorse culturali ed economiche a supporto della politica educativa che deve necessariamente  vedere la collaborazione delle famiglie. Come sempre i dati “fanno discutere” poiché, come tutti i numeri, si prestano ad interpretazioni.

    E qui da noi è cominciato il dibattito a causa dei risultati poco lusinghieri in italiano e matematica che ci posizionano in fondo alle tabelle nazionali senza che i dati positivi dell’inglese siano sufficienti a smorzare i malumori. C’è chi imputa questi esiti insoddisfacenti all’incremento orario dell’insegnamento del tedesco a discapito delle altre discipline  e/o ad una sperimentazione “abborracciata” a causa di materiali inidonei e personale poco formato. 

    Non posseggo i dati per valutare se con l’implementazione delle succitate sperimentazioni vi sia stata una flessione negativa dei risultati in italiano e matematica, il che avvalorerebbe questa ipotesi.  Certo è che da quando, nella seconda metà degli anni settanta per accedere ai posti pubblici, è stato necessario il possesso dell’attestato di bilinguismo nella nostra comunità, in particolare quella italiana, è andata crescendo la richiesta che la scuola sfornasse alunni/e in grado di superare il patentino.

    Di fronte ad un sistema scolastico ingessato da un’interpretazione ideologica dell’articolo 19, la scuola italiana ha avviato sperimentazioni che sono andate via via potenziandosi  fino a diventare esse stesse parte del sistema.

    Ma le sperimentazioni non paiono soddisfare la domanda delle famiglie se si assiste ad un progressivo aumento delle iscrizioni nella scuola tedesca al solo scopo di far acquisire l’agognata bilinguità ai figli, quasi che la scuola avesse come unica missione quella dell’insegnamento/apprendimento della lingua del gruppo linguistico più numeroso della provincia.  

    L’unica strada che non è stata percorsa è la scuola bilingue, quantunque giaccia in Parlamento una proposta del professor Palermo che, senza contraddire il dettato dell’articolo 19, ne permetterebbe l’istituzione.

    Insomma si è creato un cortocircuito per nulla virtuoso tra quanto chiedono le famiglie (l’insegnamento intensivo del tedesco)  e quanto offre la scuola (l’apprendimento soddisfacente della lingua di Goethe) con nocumento forse dei ragazzi e delle ragazze che sono il perno attorno cui si dipana il sistema scolastico.  

    Sono diventata inutilmente vecchia confrontandomi con le soluzioni “salvifiche” in grado di rendere la popolazione scolastica bilingue: l’unica che non è stata percorsa è la scuola bilingue, quantunque giaccia in Parlamento una proposta del professor Palermo che, senza contraddire il dettato dell’articolo 19, ne permetterebbe l’istituzione quale quarta opportunità, accanto alle tre già esistenti.

    Se come ci dice l’INVALSI il territorio è uno degli elementi che condizionano l’apprendimento, c’è da domandarsi quale ruolo abbia giocato e continui a giocare in tutto questo il nostro territorio. Se cioè le nostre comunità vivano in quell’interazione virtuosa che genera un naturale bilinguismo o se invece la stessa ripartizione/separazione scolastica la si viva all’interno della società.

    L’esperienza di vita e professionale mi dice che la convivenza, quella vera che presuppone contaminazione, continua ad essere rinviata e che,  finché vivremo “nebeneinander” quando non  “ohneeinander”, potremo aumentare le ore d’insegnamento della seconda lingua all’infinito senza raggiungere la bilinguità. E questo, temo, andrà a danneggiare l’apprendimento di altre discipline altrettanto importanti per mettere nelle mani dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze le carte giuste per giocarsi il futuro.

Non mi è chiaro se il disegno di legge costituzionale a suo tempo presentato da Francesco Palermo in Senato sia ancora giacente tra i disegni di legge in discussione in Parlamento o se, per il cambio di legislatura, non sia decaduto. In tale secondo caso andrebbe ripresentato in fretta, sempre che si trovi una qualche formazione politica disposta a farlo. Da quando Francesco Palermo non è più senatore nessuno si è più fatto carico della questione nelle aule parlamentari. Il tema della scuola bilingue meritava e meriterebbe ben altra considerazione, forse anche in Commissione dei Sei.

Sa., 13.07.2024 - 16:33 Permalink

Ho letto la proposta del Prof. Palermo e mi pare che proponga di istituire classi bilingue nelle scuole sia tedesche che italiane.

Secondo me è sbagliato questo approccio, dal momento che la scuola tedesca soddisfa in tutto il gruppo linguistico tedesco e anche parte del gruppo italiano.

Siccome la richiesta di scuola bilingue è più frequente da parte del gruppo italiano, trovo più corretto che le classi bilingue vengano istituite nelle scuole italiane.

Mo., 15.07.2024 - 20:44 Permalink
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Für meine Kinder will ich eine deutsche Schule und viele Italiener wollen eine italienische Schule für ihre Kinder. Wenn Eltern eine bilinguale Schule wünschen, so sollte diese auch angeboten werden. Trotzdem verlange ich von meinen Kindern, dass sie so gut als möglich Italienisch lernen. Es ist unsere Zweitsprache, die Muttersprache ist und bleibt wichtiger (und viele Italiener werden das auf ihre Weise gleich sehen).

Sa., 13.07.2024 - 22:12 Permalink

Oltre ad essere pienamente d‘ accordo per una scuola bilingue in Sudtirolo, penso che la seconda lingua non debba essere considerata tale, ma come lingua straniera, alla pari dell‘ inglese, con una didattica di studio e approccio diverso alla lingua. Inoltre, ritengo che gli insegnanti debbano possedere un titolo di studio adeguato per svolgere il compito di insegnare agli studenti/studentesse come imparare a studiare una lingua.

So., 14.07.2024 - 10:24 Permalink

Werter Sergio Fratucello (Mo., 15.07.2024 - 16:05) natürlich darf es jeder sehen wie er will - wie jeder auch die Sichtweise des anderen sachlich kritisieren darf:

“secondo me”: Eine öffentlich bekundete Meinung, die diskriminierend ist (Zitat: “...la strada migliore sono famiglie bilingui, come la mia”), ist eine diskriminierende Aussage, die von der Meinungsfreiheit eben nicht gedeckt ist, so meine Information dazu. Da ich eine Frau meiner Muttersprache habe (also nicht zu den “famiglie bilingui” gehöre) , bin ich deshalb nicht “schlechter” - oder wollen Sie dies bekräftigen, dass ein Mann deutscher Muttersprache, der mit einer Frau deutscher Muttersprache in diesem Land eine Familie gründet, analog zu Ihrer Aussage, ‘la strada peggiore’ lebt?

“Besser” versus “schlechter” in Bezug auf die Mutter-Sprache als wertendes Attribut eines Menschen im zwei(drei)-sprachigen Land?

Di., 16.07.2024 - 08:25 Permalink

Na ja, diskriminierend ist vielleicht ein harter Ausdruck, polarisierend trifft es m.E. eher. Man könnte es so interpretieren, dass er damit aussagen will, dass zweisprachige Familien die beste Lösung seien, weshalb man daraufhinsteuern sollte. Das Konzept "Familienplanung" hat aber - denke ich - eine andere Bedeutung;)
Es ist weder erwiesen, dass die Sprachvermittlung in zweisprachigen Familien besser ist, noch ist erwiesen, dass die Sprachvermittlung in einsprachigen Familien wirklich schlechter ist. Die Fähigkeit eine Sprache zu erlernen, hängt von individuellen Faktoren, beispielsweise Talent, ab aber auch von der Haltung innerhalb der Familie zu Fremdsprachen. Beispielsweise mit der Vermittlung des Gedankens, dass das Beherrschen von Fremdsprachen nicht einfach nur ein "wirtschaftlicher" Vorteil ist, sondern eine kulturelle Bereicherung. Ich weiß, dass persönliche Erfahrungen statistisch wenig aussagekräftig sind, aber meine Eltern waren beide deutscher Muttersprache (Mutter gebürtige Österreicherin mit überschaubaren Italienischkenntnissen), mein Bruder und ich beherrschen aber fließend drei Sprachen in Wort und Schrift. Genau so ist es jetzt in meiner eigenen Familie.

Mi., 17.07.2024 - 06:47 Permalink

Es ist wohl viel mehr auch eine “provocazione”, wenn Sie es ‘nur’ so nennen wollen, gegenüber der italienischen Sprachgruppe:

Sie haben nichts anders vermittelt, so meine ich zu lesen, als dass es für alle jungen Männer italienischer Muttersprache in Südtirol besser wäre (‘der bessere Weg zu leben’), sich eine Frau deutscher Muttersprache zu wählen...
... da brechen Sie meiner Ansicht nach gleich wieder einen stürmischen “disagio” vom Zaun - ganz nach dem Motto, nicht mal den Partner dürfe man sich hier frei wählen...

... aber gut, Sie haben es vielleicht nur auf den Spracherwerb bezogen gemeint, und da teile ich die Information des Herrn Klotz, dass es eben nicht kausal folgend so ist, dass in einer gemischtsprachigen Familie der Spracherwerb der Zweitsprache leichter bzw. besser erfolgt; ich habe selbst zwei gute Bekannte aus gemischtsprachiger Familie (deutsch/italienisch), wobei die eine die zweite Sprache gar nicht beherrscht, die andere grammatikalisch nur fehlerhaft. Hingegen habe ich einen weiteren guten Bekannten aus deutschsprachiger Familie, welcher ein beneidenswertes Italienisch spricht.

Der Spracherwerb hängt meiner Information nach vor allem davon ab, wie man diesen den Kindern beibringt (psychologisch und fachlich), und welches Talent und welche Freude diese für den Spracherwerb mitbringen.

So., 21.07.2024 - 11:19 Permalink

Genau so ist es. Aber leichter geht ein Kamel durch das Nadelöhr.
Nachdem er zuerst die Diskussion auf die persönliche Ebene verdreht hat (ich bin nicht schlechter, weil ich eine Frau meiner Muttersprache habe), sieht er nun das Ende der Minderheit und der Autonomie kommen. Und alles nur weil jemand eine Meinung zum besten Weg des Erlernens der zweiten Sprache hat.

Mo., 22.07.2024 - 10:37 Permalink

Zitat: "und da teile ich die Information des Herrn Klotz, dass es eben nicht kausal folgend so ist, dass in einer gemischtsprachigen Familie der Spracherwerb der Zweitsprache leichter bzw. besser erfolgt;"
Hr. Gasser sie verdrehen schon wieder die Aussage anderer. Der Klotz meint, es sei nicht erwiesen und nicht dass es kausal nicht folgend ist. Ein großer Unterschied, so lese und so meine ich. Ihre zwei Bekannten sind allerdings ein unumstößlicher Beweis.
Dass das Umfeld auch einen Einfluss hat, ist mE trivial. So wird die Tochter vom Hinterkaser Franz und von der Kneadlmoidl im hintersten Ulten mit geringerer Wahrscheinlichkeit die Zweitsprache gut erlernen, als der Sohn einer gemischtsprachigen Familie in Bozen Don Bosco. Sprache lernt man hauptsächlich, in dem man sie hört, spricht, liest und schreibt. Je mehr Gelegenheiten umso besser.

So., 21.07.2024 - 16:12 Permalink

Nachtrag:
wenn “der beste Weg” der ist, dass jeder Partner deutscher Muttersprache sich einen italienischsprachigen Partner nehmen solle (und umgekehrt), entsteht z.B. aus einem Minderheitengebiet in Italien mit deutscher Muttersprache und italienischer Fremdsprache (in der Schule gelernt), ein Gebiet, in welchem alle Bürger der italienischen Sprache als Mutter(Vater)sprache angehören, welche in diesem Gebiet zudem eine Zweitsprache (nicht Fremdsprache) sprechen - was definitionsgemäß nichts anderes als das Ende der Minderheit, das Ende der Autonomie des Gebietes bedeutet, da es keine sprachliche Minderheit im Staatsgebiet mehr gibt.

Natürlich kann dies ein besseres Ziel sein, wenn man dies so will und anstreben möchte.

Mo., 22.07.2024 - 09:21 Permalink

Es ist kurios. Die Italiener beklagen sich, dass die Italienischkenntnisse in den italienischen Schulen in Südtirol schwinden, weil es zu viele Deutschstunden gibt. Als Lösung für dieses Problem schlagen sie vor, die Deutschstunden weiter zu erhöhe, indem die Schule zweisprachig wird. Dann werden laut dieser Logik beide Sprachen leiden.

So., 14.07.2024 - 18:11 Permalink

Es ist wohl eher das Gegenteil der Fall. Wenn man die sogenannte Zweitsprache als Fremdsprache unterrichten würde, dann wäre der Erfolg mit Sicherheit viel größer. Der Zweitsprachenunterricht, so wie er in Südtirol praktiziert wird, legt den Schwerpunkt nicht auf den Spracherwerb. Es hat doch keinen Sinn, die Schüler in den deutschen Oberschulen mit Dante und in den italienischen Oberschulen mit Walther von der Vogelweide zu plagen. So bedeutend diese Dichter auch sein mögen, für den Spracherwerb können sie keinen Beitrag leisten. Da wäre es sinnvoller, die Tageszeitungen im Unterricht zu lesen, und mag ihr Deutsch bzw. Italienisch noch so jämmerlich sein.

So., 21.07.2024 - 16:25 Permalink
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Ein Bekannter von mir hat es viel besser gemacht. Er hat eine Österreicherin geehelicht, lebt nun draußen und verdient als Lehrer das Doppelte wie in bella Italia. Zusätzlich bekommt er eine höhere Familienförderung, die Baukosten und Wohnungspreise sind niedriger und die Baubehörde eiert weniger.

So., 14.07.2024 - 22:09 Permalink

Sprache ist das wichtigste Mittel zur Verständigung zwischen den Menschen. An Naht-Stellen von mehreren Sprachen, haben ganz sicher -j e n e- Vorteile, die sich in mehreren Sprachen verständigen können!
Die Ladiner machen es seit 1945 vor, wie man -u n v e r k r a m f t- mit ihren 3 Sprachen leben kann.
Der Pflege "der -r e i n e n- Hoch-Sprachen," dürfen die Srach-Gelehrten in ihren Stübchen pflegen!
Die Verräumung der 3 Schulämter, samt den dafür zuständigen 3 Landesräten ...

Mo., 15.07.2024 - 07:37 Permalink

Signora Carbone, Lei non ha specificato quale scuola deve essere sacrificata per avere una scuola bilingue?

Cioè mettiamo il caso oggi decidiamo di introdurre 3 scuole bilingue a Bolzano. Queste 3 nuove scuole quali scuole esistenti andranno a sostituire?
Se la risposta è : 3 scuole che oggi sono in lingua italiana diventeranno 3 scuole bilingue, penso che nessuno sarebbe contrario.

Se invece Lei intende sacrificare 3 scuole tedesche, allora no, non sarebbe corretto.

Mo., 15.07.2024 - 12:28 Permalink

Signora Greiner, dall' articolo della
Signora Carbone si capisce chiaramente che si tratterebbe di una terza scuola, non verrebbe sacrificata né la scuola tedesca, né la scuola italiana, parliamo di una 3. scuola bilingue (che in Val Gardena esiste già da anni)

Mo., 15.07.2024 - 21:05 Permalink

Signora Greiner, dall' articolo della
Signora Carbone si capisce chiaramente che si tratterebbe di una terza scuola, non verrebbe sacrificata né la scuola tedesca, né la scuola italiana, parliamo di una 3. scuola bilingue (che in Val Gardena esiste già da anni)

Mo., 15.07.2024 - 21:05 Permalink

Quindi, secondo Lei, verrebbe creato un terzo polo, "Intendenza scolastica bilingue", che si occuperà di organizzare e gestire la scuola bilingue. Ho capito bene?

Mentre il numero totale di scuole tedesche e italiane rimarrebbe invariato?

Quindi avremmo 2 intendenze scolastiche al servizio del gruppo italiano?

Di., 16.07.2024 - 11:02 Permalink
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pérvasion

Eine mehrsprachige Schule ist wissenschaftlichen Erkenntnissen zufolge nicht für sprachliche Minderheiten geeignet, weil sie mit erheblicher Wahrscheinlichkeit zur Assimilierung führt.

Di., 16.07.2024 - 17:21 Permalink