Gesellschaft | Das Gespräch

"Bolzano? Una città senza identità"

Franz Staffler ritiene che il capoluogo sia una sorta di entità esterna all’Alto Adige e non sia percepita come capoluogo. L'albergatore riformerebbe l'Azienda si soggiorno facendovi entrare anche la Provincia. "Non vendo il Laurin".
franz staffler
Foto: SALTO Othmar Seehauser

La verità è che non conosciamo né la storia di questa provincia né la composizione sociale di questa città. Continuiamo a nominare il fascismo, non sappiamo che Casanova già ben prima chiamava Bolzano "città senza anima". Città in cui già nel medioevo quando Dante scriveva la Commedia qui vennero cacciati centinaia di mercanti che parlavano italiano, una città che amministrativamente apparteneva al territorio "italiano" a differenza del resto della provincia. E infatti Vassalli citava "i fantasmi". Si parla di "parte tedesca" e "parte italiana" nella città, cosa inesistente perché in centro c'è la più alta percentuale di abitanti di recente migrazione e a Casanova vivono famiglie tedesche. Una città che ha vissuto vicende tragiche - vedi l'occupazione nazista- e deve sopportare ancora oggi situazioni di disagio da cui il resto del territorio si sottrae tranquillamente. L' ultima chicca è il divieto di affittare alloggi privati con Airbnb: nel resto della provincia gli affitti invece sono virtuosi e trasparenti, come si sa. Parlare di identità a questo punto mi sembrerebbe superfluo visto anche i piacevoli slogan politici. Peraltro anche "Bozen ist nicht Südtirol" è stato scritto sui manifesti.

So., 06.10.2024 - 07:34 Permalink

Simonetta ist die typische Italienerin, die sich darüber beschwert, dass man ständig über den Faschismus spricht, während Sie gleichzeitig ständig auf die zwei Jährige Besatzungszeit des Nationalsozialismus hinweist. Dabei ist klar, dass Südtirol in erster Linie Opfer des Faschismus geworden ist, der versucht hat, die deutschen Südtiroler zu assimilieren und ihnen ihre Sprache und Kultur wegzunehmen, auch mit Gewalt. Und zudem ist noch zu betonen, dass es heute keine NS Denkmäler oder Straßennamen in Südtirol gibt, während es sehr wohl zahlreiche faschistische Denkmäler gibt.

Außerdem leugnet Sie die jahrhundertelange zugehörigkeit Südtirols zu Österreich und zum deutschen Sprach- und Kulturraum, während die meisten Italiener erst durch die faschistische Siedlungspolitik hier her transplantiert worden sind, was Herr Staffler zutreffend beschreibt.

So., 06.10.2024 - 10:16 Permalink

Mio caro sig. Johannes
Per prima cosa non sono italiana. I miei nonni parlavano quattro lingue, la mia famiglia è di origine slovena cosa di cui sono molto fiera, e ha conosciuto un fascismo ben più duro di quello continuamente lamentato in Alto Adige. Il nazismo è pagina spesso dimenticata e per Bolzano è stato un dramma. Sul fascismo ho scritto libri, e non lo nego di certo. Se vuole Le lascio il link. Purtroppo chi conosce la storia viene continuamente tacciato di falsità, ma quella è. Che piaccia o meno. Vedo che comunque è ammirevole la conoscenza dei "tipici italiani" e delle molte identità di queste zone. Oswald von Wolkenstein che parlava 10 lingue era più avanti di noi.

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So., 06.10.2024 - 11:08 Permalink

Sender und Empfänger sind auf völlig unterschiedlichen Wellenlängen unterwegs dabei gibt es durchaus gemeinsame Frequenzen.
Eines sollte man allerdings verinnerlichen. Es ist vergebliche Liebesmüh Verständnis von Menschen "einzufordern" welche Flucht und Vertreibung nicht erlebt haben.
Ergänzung
Insbesondere mit der Variante "bei uns war es noch schlimmer" werden Sie auf taube Ohren treffen.

So., 06.10.2024 - 12:36 Permalink

Se ha scritto libri vari sul fascismo non dovrebbe stare qui a distinguire tra fascismo duro e meno dure. Dovrebbe condannare i crimini commessi da parte del fascimo contro i sudtirolesi.

La differenza sta proprio nel fatto che oggi a Bolzano non ci sono monumenti nazisti e invece ci sono vari monumenti fascisti (Piazza Vittoria in primis) e immagino che lei fosse una di quelle persone che difende la presenza dei monumenti fascisti (o almeno si dichiara indifferente, salvo poi essere contrari alla loro rimozione). Se ci fossero ancora monumenti nazisti (cosa impensabile dato che il mondo tedesco ha fatto i conti con il suo passato, invece il mondo italiano solo a metà) lei sarebbe sicuramente contraria.

Questo si chiama doppiopesismo.

Poi certo, il fascismo ha commesso crimini anche in slovenia e in Etiopia, ci mancherebbe, ma appunto anche in Alto Adige. E va detto che la politica criminale per assimilare il Sudtirolo è continuata pure negli anni 50 e 60, anche se meno feroce.

So., 06.10.2024 - 12:03 Permalink

"cosa impensabile dato che il mondo tedesco ha fatto i conti con il suo passato, invece il mondo italiano solo a metà"
Oha, da hängen Sie sich aber sehr weit aus dem Fenster, ich sehe in Südtirol ebenso wenig Vergangenheitsbewältigung in Bezug auf Nationalsozialismus wie in Italien zum Faschismus. Im deutsprachigen Alpenraum versteckt man sich gerne hinter D.

So., 06.10.2024 - 12:54 Permalink

Nein.

In Südtirol gibt es niemanden, der Nazi-Denkmäler verteidigt wie das Siegesdenkmal der Schande oder das Mussolini Relief. Es gibt diese Denkmäler schlicht nicht mehr.

Es gibt auch in Südtirol niemanden, der sich trau zu sagen, dass unter Hitler nicht alles schlecht war. Einen Typ wie La Russa (Mussolini Statuen) mit Hitlerstatuen gibt es in Südtirol nicht, er wäre nie an ein Amt in Südtirol gekommen.

Von daher sollten Sie ihren Relativismus etwas einschränken. Die Vergangenheitsbewältigung ist nun mal qualitativ komplett verschieden zu bewerten.

So., 06.10.2024 - 13:21 Permalink

Das sieht ein angesehener Südtirol Historiker aber etwas anders wie Sie und mit der aktuellen Regierungsbildung scheint die Lernkurve zum Thema Faschismus/Nationalsozialismus doch recht flach zu verlaufen.
"Sicherlich liegt ein Grund in der Teilung der Sprachgruppen, die zu einer geteilten Erinnerungskultur führt. Der Nationalsozialismus wird auf deutscher Seite eher kleingekocht, auf italienischer Seite dagegen stärker beachtet als der hauseigene Faschismus."

So., 06.10.2024 - 17:51 Permalink

Fakt ist dass es keine Nazi Denkmäler in Südtirol gibt aber sehr wohl faschistische Denkmäler. Es gibt auch niemanden mit Hitler Statuen zuhause wie die Mussolini Büsten von La Russa.

Fakt ist auch, dass die Südtiroler mehrheitlich für eine moderate Partei (SVP) gewählt haben, während die Italiener in Südtirol mehrheitlich für eine postfaschistische rechtsextreme Partei (FdI) gestimmt haben.

Ihr Argument erinnert ein wenig an die Hufeisentheorie (Beide Seiten sind gleich), aber Sie müssen qualitativ schon genauer abwägen.

Z.B. haben auch viele Südtiroler für rechte Parteien gewählt aben nicht so stark wie auf ita. Seite.

Natürlich gibt es auch Verharmloser auf deutscher Seite aber eben nicht so viele und erst recht gibt es niemanden mit Hitler Statuen an der Regierung wie La Russa im Senat.

So., 06.10.2024 - 20:48 Permalink

La prima cosa che in una società civile bisognerebbe imparare è di non imporre agli altri cosa dire e come. Non usare termini come "stare qui" perché io sto dove voglio e non dove decidono altri . Non bisognerebbe diffamare una persona che semplicemente espone fatti o opinioni. Non bisognerebbe nemmeno pubblicare interviste non proprio gentili nei confronti di una comunità né negare i suoi problemi o le sue sofferenze nella storia. Bisognerebbe anche che qualcuno intervenisse a sostenere i principi della libera espressione. Peraltro se va in qualche cimitero o convento qualcosa troverà, e anche in qualche biblioteca. Anche quelli si chiamano tecnicamente monumenti. Quelli ben più visibili degli anni Trenta se non sbaglio sono stati depotenziati. Per me ogni monumento nazista o fascista è bene che rimanga - come hanno tenuto i Lager in Germania - per "ammonire" sugli errori commessi. Gli anni Sessanta poi li ricordo bene e quindi non aggiungo altro.

So., 06.10.2024 - 13:24 Permalink

Ecco quindi se c'è un monumento per il duce dovremmo mettere un altro monumento (depotenziato) per i bombaroli degli anni 60.

E lei dovrebbe essere favorevole visto che si tratterebbe di un monumento depotenziato.

Paragonare i Lager ad un monumento la disqualifica da un punto di vista storico.

Sentire una volta senza se e senza ma una condanna da parte italiana dei crimini del fascismo verso i sudtirolesi è troppo? Condannare l'annessione da parte italiana del Sudtirolo che è rimasta terra occupata di uno stato straniero al quale 90% della gente non voleva appartenere

So., 06.10.2024 - 21:04 Permalink

Ich verstehe ihren Unmut, wenn Sie über den Siegesplatz gehen, aber bitte verstehen Sie meinen Unmut wenn ich über den Magnagoplatz gehe wo die Hommage an Hofrätin Stadelayer steht.
Ihre Aufarbeitung scheint mir nicht weit genug zu gehen.
Sie ist mitverantwortlich für den Holocaust in Südtirol, und dieser Holocaust wurde leider nicht von den “bösen Deutschen” durchgeführt, sondern von Südtirolern. Haben Sie jemals eine Aufarbeitung dieser Zeit gesehen? Wissen Sie, welche Südtiroler daran beteiligt waren? Hat ihr Grossvater nie die Hand zum Hitlergruss erhoben?
Es tut mir leid, aber solange der Stadelayer und der arme Dietrich am Magnagoplatz stehen, sollte das Siegesdenkmal dort bleiben, wo es ist. Es soll ein Mahnmal sein gegen menschliche Dummheit
Ich werde wohl kein “guter” Südtiroler sein, aber Ihr scheinheiliges Getue stört mich.

Mo., 07.10.2024 - 17:06 Permalink

Dietrich von Bern und Viktoria Stadlmayer mit Mussolini zu vergleichen ist wohl eine besonders perfide Art und Weise, da der Holocaust eben maßgeblicher von Mussolini als Staatsführer mitverursacht wurde und sicher nicht von einer Stadlmayer.

Und ja, tatsächlich gibt es keine Denkmäler in Südtirol für jene, die am Holocaust mitgewirkt haben. Sehr wohl gibt es jedoch ein Denkmal für den Duce. Und dass sie als Italiener sagen, dass der Duce dort bleiben soll, solange ein Monument für Dietrich von Bern da ist, spricht leider Bände darüber, wie tief sie selbst im Sprachgruppenkonflikt mit drinn stecken, wenn Sie sogar den Duce verteidigen und als Faustpfand einsetzen wollen.

Keine Wunder, dass bei dieser Einstellung ein La Russa mit Mussolini Statuen die zweite "carica dello Stato" ist.

Mo., 07.10.2024 - 20:41 Permalink

Sie verunglimpfen die Zeit zwischen 1943 und 1945, und indem Sie das tun, verharmlosen Sie auch die Zeit des Faschismus. Dadurch verlieren Sie an Glaubwürdigkeit, und Ihr Antifaschismus bekommt einen braunen Beigeschmack.

Das Denkmal muss stehen bleiben, um uns ständig die Gefahr von Xenophobie vor Augen zu halten.

Ab dem 8. September 1943 war Frau Hofrätin Stadelmayer, Nationslsozialistin und Antisemitin der ersten Stunde, Chefin im Amt für völkische Fragen und sehr wohl an der “Endlösung” in unserem Land beteiligt. Diese Frau ist für Sie eine Heldin?

Mo., 07.10.2024 - 22:13 Permalink

Signor Johannes,
sono italiano e antifascista, mi ripugna il monumento alla vittoria come tutti i simulacri della ns ingloriosa storia. Nel 2010 l'allora sindaco ha proposto di cambiarlo cercando sponde nella SVP, che gli risposero picche, essendo una "questione tra italiani". Di sicuro c'è stata pigrizia da parte tedesca.
Non lo so, questo fascismo viene bene per parlare del passato e di proporzionale etnica, di quote, di scuole. Insomma, un utile spauracchio contro il vs caro consociativismo.
Poi quando c'è da governare vengono bene tutti: Meloni, Galateo e i suoi accoliti. Vero?

Saluti

Di., 08.10.2024 - 13:26 Permalink

Dass der italienische Faschismus gegen die Slowenen bzw. gegen alle "Slawen" wesentlich brutaler war als gegen die Südtiroler, ist bekannt. Im italienischen Konzentrationslager Kampor auf der Insel Rab wurden etwa 100.000 Slowenen, vorwiegend Frauen und Kinder, ermordet, ein Grund für Racheaktionen der Slowenen nach dem Krieg, bei denen einige 100 Italiener ermordet wurden. Italien erinnert heute noch an diese Opfer der "Foibe", aber nicht an die dramatische Vorgeschichte. In Montenegro hat General Alessandro Pirzio Biroli (der dem faschistischen Journalisten Indro Montanelli in Abessinien dessen 12jährige Sexsklavin abgekauft hatte), für jeden von Partisanen getöteten Italiener 50 Zivilisten erschießen und ganze Dörfer niederbrennen lassen. Der Grund dafür, dass die Südtiroler, bis auf die kulturelle Unterdrückung, die manche Italiener , wie man hier oft lesen kann, heute gerne noch fortführen würden, verhältnismäßig glimpflich davongekommen sind, war einerseits die Tatsache, dass sich der italienische Faschismus hauptsächlich gegen alle Slawen richtete, zum anderen ein gewisser Respekt vor Deutschland, auch wenn Hitler Mussolini für die Behandlung bzw. Misshandlung der Südtiroler freie Hand gegeben hatte.

So., 06.10.2024 - 17:30 Permalink

"auch wenn Hitler Mussolini für die Behandlung bzw. Misshandlung der Südtiroler freie Hand gegeben hatte."
Von freier Hand kann man hier nicht sprechen. Es gab das unerträgliche Angebot als Südtiroler neuen Lebensraum im Osten zu beziehen oder früher oder später enteignet zu werden. Das Trauma ist heute noch allgegenwärtig und äußert sich Tag täglich in der Begrifflichkeit "Draußen"

So., 06.10.2024 - 18:11 Permalink

Johannes A., invece, è il tipico sudtirolese da Salto (che del genere, ne ospita un bel po': vedi anche gli altri commenti "anonimi"): che, così poco sicuro delle sue idee, non ha nemmeno il coraggio di firmarle con il proprio nome per intero.
Ciò tuttavia non gli impedisce - con la complicità di Salto che glielo permette, ovviamente - di attaccare, ben protetto dall'anonimato di cui si diceva sopra, non le idee, ma la persona che le esprime.
PS
Commenti salvati a futura memoria.

So., 06.10.2024 - 10:29 Permalink

Gut, wenn Staffler aus seiner Perspektive als Unternehmer und Touristiker sich über das Gemeinwohlwesen Bozens Gedanken macht.
Richtig. Die Zeiten, als man auf dem Land als Bozner-in oder Meraner-in noch als "Stadtler" bezeichnet wurde, sind vorbei.
Heute sind wir offenbar die Sorgenkinder des Landes. Manche, so auch der niederländische Architekt und Vordenker Rem Koolhaas, loben die Stadt ohne Eigenschaften.
Ich denke aber, es braucht weniger ideologisch-populistisch aufgeladene Identitätsdebatten, Leerformeln, Politsprech und Kontrafaktisches (s.o. Lucchi) als vielmehr Pragmatismus, auch Antworten zu Kernfragen, z.B.: Wie kann politisches Handeln, Demokratie konkret wieder zum Ursprung ihrer selbst – zur Bürgerschaft – gebracht werden und wie können all die (multiplen) Herausforderungen in soziale, technische und ökonomische Strukturen integriert werden(Stichwort: "Masterplan").

So., 06.10.2024 - 10:21 Permalink

Es geht oben im Artikel und in meinem Kommentar um das Interview mit Staffler und um die dabei angesprochenen Themen, nicht das (strafbewährte) Hervorbringen von Elementen, um Verbrechen aus Hass zu begehen, das Aufhetzen, das Anstacheln von Hass gegenüber einer Bevölkerungsgruppe oder das Negieren, Relativieren, Verharmlosen von Verbrechen während der totalitären Terror-und Gewaltherrschaft (1922-1945).

Mo., 07.10.2024 - 10:17 Permalink

No ha capito male. Sto dicendo che nel medioevo esistevano molti cittadini italofoni. E d'altra parte sappiamo che il processo di introduzione del baiuvaro va dal 500 d.C. al 1350. Poi se questi studi non sono corretti non sta a me dirlo, io sinceramente frequento in Alto Adige prevalentemente ambienti di lingua tedesca quindi non ho alcun interesse a difendere una lingua o l'altra. Storicamente Bolzano ha una vicenda diversa dal resto del territorio indipendentemente da quanto successo ai primi del '900 e in parte anche Bressanone per altri motivi. Mi dispiace solo dover sostenere continue discussioni su questi argomenti che per me sono solo di interesse storico.

So., 06.10.2024 - 16:02 Permalink

In dieser Zeit, wohl eher von 500 bis 1000 nach Christi Geburt, ging es aber meist nicht um die Bevölkerung der Stadt Bozen, sondern viel mehr um die Herrschaft darüber.
Dass die HERRSCHAFT, religiös und weltlich, ab Meran orografisch rechts der Etsch und südlich der Eisackschlucht im Norden von Bozen in dieser Zeit überwiegend Richtung Ravenna, Verona, Trient und Langobarden Venezianer Veronesen ausgerichtet war, und später aus dem alemannischen, schwäbischen, bajuvarischen Raum übernommen wurde, ist bekannt.

Hat meiner Ansicht nach aber wenig bis nichts mit “italienisch” und “deutsch” in der Bevölkerung der Stadt zu tun (zumal es damals weder das klassische italienisch noch ein einheitliches Deutsch gegeben hat, sondern nur “Mundarten”).

So., 06.10.2024 - 19:18 Permalink

Per Simonetta Lucchi : "...qui vennero cacciati centinaia di commercianti che parlavano italiano..." Non sostengo che non sia avvenuto perchè non conosco una fonte che parli di questo avvenimento. Semplicemente non so darle torto né ragione. Forse sono solo io a non conoscere la fonte che invece esiste. E proprio per questo Le chiedo di indicarmi la fonte in merito. Perchè Lei da laureata sa bene che nella storiografia si può affermare con serietà solo cose accertate da fonti certe.Senza fonte certa invece potrebbe essere un'affermazione sua, volta a discreditare i Tirolesi ciò che Lei fa comunque con le Sue citazioni di Casanova e Vassalli e Dante. Sicuramente Casanova giustamente é piú ricordato per le sue gesta erotiche che per i suoi commenti sul Tirolo. Poi Vassalli non saprei che importanza possa avere in merito l'opinione di un giornalista di parte (Ho letto sangue e suolo: un libro racappriciante). Non sembra proprio essere quel grande conoscitore delle faccende del Sudtirolo come lui stesso crede.

So., 06.10.2024 - 20:25 Permalink

"La verità è che non conosciamo né la storia di questa provincia né la composizione sociale di questa città."
Mehr muss man nicht lesen, um zu verstehen.

Mo., 07.10.2024 - 07:57 Permalink

Nell'articolo però si parla di un'identità che Bolzano possa avere agli occhi del TURISTA.

Non si parla di un'identità percepita dai suoi abitanti, né di storia.

Ma solo di cosa può fare Bolzano per attirare più turisti (pernottamenti). E qui il signor Staffler propone di riorganizzare l'azienda di soggiorno rivedendo un può tutta la strategia di marketing.

Quindi da come parla l'articolo, si tratta della creazione di un'identità (marchio turistico) che possa interessare e attirare il turista. Né più né meno.

Mo., 07.10.2024 - 08:55 Permalink

Demokratie und Respekt wäre ein gutes Leitmotiv für eine städtische Identität.
Solange aber einflussreiche Monopolisten weiterhin Hnterzimmerpolitik und Medienpropaganda betreiben, um das (ver)dumm(t)e Volk an der Nase herumzuführen, vermute ich wenig Spielraum für graswurzelige Innovation: es wird einfach von oben entschieden, wer wie was wann und wo machen darf.
MAHLZEIT!

Mo., 07.10.2024 - 11:22 Permalink

Es ist schon erstaunlich, dass dieses interessante Thema innerhalb von Sekunden zu einem veritablen Schlagabtausch zwischen Personen führt, die aneinander vorbeireden und sich darin üben, Klischees zu festigen.

Auch wenn Staffler sich im Wesentlichen um die touristische Attraktionskraft sorgt, hat er in vielen Punkten recht. Bozen wird weit unter seinem Wert geschlagen, weil die tiefe gesellschaftliche Zersplitterung keinen Minimalkonsens über die künftige Gestaltung der Landeshauptstadt zulässt.

Unsere Landesverfasstheit gründet auf gesellschaftlicher Trennung und politisch oktroyiertem Gruppenzwang. Die Autonomie erweist sich als untaugliches Mittel, Südtirols Gesellschaft aus einer konklikthaften Ausgangslage in eine inkludierende Zukunft zu führen. Im Gegenteil: Sie zementiert fragwürdige Machtverhältnisse, befördert Klientelismus und Kirchturmdenken und verhindert übergreifende soziale Kohäsion durch tief in den Alltag hineinwirkende und nach Sprachgruppen getrennte Strukturen öffentlicher Daseinsvorsorge.

Bozen wird von den Machtstrukturen, die das Land beherrschen, als Feindesland kategorisiert und medial und in mikronationalen Narrativen herabgewürdigt, um im Aufzeigen des Gegensatzs mit den umliegenden prosperierenden Gegenden eine Art Überlegenheit des Systems Südtirol zu zelebrieren.

Mo., 07.10.2024 - 16:25 Permalink

Die angebliche Überlegenheit unserer Eroberer wird wohl am anschaulichsten am sogenannten Siegesdenkmal und am Mussolin i-Relief zelebriert. Diejenigen, die uns angeblich Sprache und Kultur gebracht haben, aber großteils Analphabeten waren, mussten bei uns erst einmal Lesen und Schreiben lernen. Das konnte ja schon unser Andreas Hofer dank der Schulreform von Maria Theresia, die von einem genialen Tiroler namens Karl Anton von Martini entwickelt worden war.

Mo., 07.10.2024 - 17:32 Permalink

Es ist wohl wahr, dass die völkerrechtswiedrige Annexion Italiens und der spätere Umgang der Italiener mit uns Südtiroler dafür gesorgt haben, dass sich tiefe Gräben gebildet haben.

Eine Öffnung würde es wohl nur mit einem eigenen Freistaat Südtirol geben, wo die Deutschen Südtiroler ohne Angst vor einer ständigen Assimimierung leben könnte und wo der Abwehrkampf gegen den übergriffigen, zentralistischen und oft auch rückständigen Staat Italien verschwindet und Raum für neue Diskurse bieten würde

Mo., 07.10.2024 - 20:51 Permalink