La Val di Sole dice no all’orso
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Con un’affluenza che ha superato il 63% (7881 votanti su 12477 aventi diritto), il 98,58% dei partecipanti alla consultazione popolare organizzata in Val di Sole contro i grandi predatori ritiene pericolosa la presenza dell’orso e al lupo in Trentino. Il referendum si è tenuto in 13 Comuni solandri, tra Caldes e Vermiglio, con 20 seggi aperti nella giornata di ieri (domenica 27 ottobre). L’affluenza al voto ha superato di dieci punti percentuali quella delle scorse europee ed eguagliato quella delle ultime elezioni provinciali: un grande successo per il comitato promotore “Insieme per Andrea Papi”, guidato dalla famiglia del giovane di Caldes morto per le ferite riportate a causa dell’attacco di un orso.
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Il quesito posto
“Ritieni che la presenza di grandi carnivori quali orsi e lupi, in zone densamente antropizzate come le Valli di Sole, Peio e Rabbi, sia un grave pericolo per la sicurezza pubblica ed un danno per l’economia e la salvaguardia di usi, costumi e tradizioni locali?”
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I sì al quesito sono stati ben 7731 (record a Rabbi col 99,64%) mentre solo 111 (1,42%) i voti contrari. “Abbiamo seguito una procedura di consultazione che è prevista dal nostro statuto ed è la prima volta che abbiamo portato a termine in Trentino questa tipologia di voto – ha spiegato il presidente della Comunità di valle di Malè Lorenzo Cicolini – pur sapendo che non cambierà nulla nell’immediato, è un risultato certo, serio e che obbligherà la politica provinciale, nazionale ed europea a fare i conti con questa richiesta di aiuto che arriva dalla popolazione della Val di Sole”. Gli fa eco il sindaco di Mezzana, Giacomo Redolfi: “Abbiamo svolto la consultazione nel modo più formale possibile per consegnare alla politica una chiave di lettura importante. Sarà difficile che cambi qualcosa, però è paradossale pensare che il 99% dei solandri debba fare i conti con una situazione che ritiene problematica”. Nella serata di ieri, la Conferenza dei sindaci convocata dalla Comunità di valle ha “ratificato” il risultato del referendum consultivo.
E questo dimostra quanto sia…
E questo dimostra quanto sia limitata la tanto decantata democrazia diretta.
Un giorno, ipoteticamente, si potrebbe votare per la cacciata di Massimo Mollica, solo perché è brutto e grasso (cose per giunta vere).
Poi, certo, vai a spiegare ai Solandri che le loro preoccupazioni sono esagerate, che in città ci sono ben più pericoli. (Senza considerare che alla collettività un valligiano costa molto di più di uno che vive in città.) Di certo un orso non si avvicina alla fermata del bus e poi cerca di stuprarti. Vicenda terribile e che mi ha scosso non poco. Consapevole, comunque, che ciò fa meno rumore dell'aggressione di un orso, ma più rumore delle tante violenze che avvengono dentro le mure di casa (203 denunce di cui 78 da codice rosso solo nei primi 6 mesi del 2024). Come se una violenza fatta dentro le mura di casa avesse meno importanza, fosse meno grave.
Quindi, di fatto, siamo una comunità il cui sentimento è in balia di quello che leggiamo su social e canali d'informazione. Un giorno contro questo, un altro contro quello. Ed ecco perché la democrazia diretta non funziona.
A inizio novembre probabilmente un certo personaggio diventerà presidente della più potente nazione al mondo. Vi posso assicurare che se già oggi l'orso non è un problema, lo sarà ancora di meno in futuro.
Der Konflikt ist Folge eines…
Der Konflikt ist Folge eines Politikversagens.
Der Tod“, sagt Roberto Guadagnini, der leitende Tierarzt des Bären-Teams der Ranger, „ist immer eine Tragödie. Wird der Tod aber durch ein Wildtier verursacht, ist das in unserer Gesellschaft nicht akzeptabel.“ Denn ein solcher Tod erinnere uns Menschen daran, „dass wir schwach sind“. Der Bär sei zehnmal stärker als der Mensch. Und das habe Konsequenzen: „Als menschliche Spezies müssen wir uns die Frage stellen, was für eine Natur wir wollen: Eine künstliche Walt-Disney-Natur – oder eine Natur mit Wäldern, in denen noch Leben existiert, das wir nicht unter unserer Kontrolle haben.“ Im Wald könne man auch von einer infizierten Zecke gebissen werden und an Hirnhautentzündung sterben, betont Guadagnini.
Das Problem mit den Bären sei also nicht ihre potenzielle Gefährlichkeit als solche. „Das Problem ist, dass wir die Gefahr akzeptieren müssten. Wenn wir nicht akzeptieren, dass Bären mit uns in unseren Bergen leben, dann lehnen wir nicht einfach die Bären ab. Sondern dann lehnen wir die Natur als solche ab.“
Behörden des Trentino haben es seit Beginn der Wiederansiedlung der Bären versäumt, die Bevölkerung über die möglichen Gefahren, die von Bären ausgehen können, zu informieren und Verhaltensregeln aufzustellen für den Fall einer Nahbegegnung mit den Bären. „Das Risiko ist jahrelang kleingeredet worden“. Dabei könne mit der Befolgung ganz weniger Regeln das Risiko massiv gesenkt werden, betont der pensionierte Tierarzt Alessandro De Guelmi: „Wenn man sich zum Beispiel langsam von einem plötzlich auftauchenden Bär entfernt, statt panisch und schreiend wegzurennen, ist die Wahrscheinlichkeit, dass nichts passiert, 90 Prozent.“
Auszug aus:
https://www.rnd.de/medien/gefaehrlich-nah-wenn-baeren-toeten-dokumentar…
Ich erlaube mir etwas Kritik…
@ Herta Abram, Mo., 28.10.2024 - 17:23 Uhr:
Ich erlaube mir etwas Kritik am Gesagten (Zitat: "Das Problem mit den Bären sei also nicht ihre potenzielle Gefährlichkeit als solche. „Das Problem ist, dass wir die Gefahr akzeptieren müssten. Wenn wir nicht akzeptieren, dass Bären mit uns in unseren Bergen leben, dann lehnen wir nicht einfach die Bären ab. Sondern dann lehnen wir die Natur als solche ab.“
Das kann man meiner Meinung g nach in unserem Falle so nicht sagen. Die Bären leben mittlerweile nicht mehr nur "in unseren Bergen" (wie es vorgesehen und geplant war), sondern im Siedlungsgebiet des Menschen, auf Höfen, bei Dörfern.
Und warum?
Wegen eines völligen Versagens der Projektverantwortlichen und des örtlichen Bärenmanagements: maximal 40 Tiere waren im "Life-Ursus-Projekt geplant, völlig verantwortungslos und ohne jede Maßnahme hat man die Population auf weit über 100 Tiere anwachsen lassen.
Zu einem verantwortungsvollen Bärenmanagement in der Nähe von Arbeits- und Wohnorten des Menschen gehört zudem, dass Problembären sofort aus der Wildbahn entnommen werden: auch das hat man nicht getan, auch hierbei gab es völliges Versagen.
Dann einfach zu behaupten, wer die mit dem Fehlmanagement verbundene Gefahr nicht annehme, würde die Natur als solche ablehnen, ist wohl mehr als vermessen.
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Zudem (Zitat): " ...für den Fall einer Nahbegegnung mit den Bären....":
entscheiden vorwiegend das Glück und die Laune des Bären, wie die Geschichte ausgeht.
Antwort auf Ich erlaube mir etwas Kritik… von Peter Gasser
Dieser Mann könnte Sie…
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https://www.renosommerhalder.org/
https://www.renosommerhalder.org/verhaltensregeln
https://www.derbund.ch/was-tun-wenn-der-baer-kommt-607964136927
Ich bin bei den 98,6 % der…
Ich bin bei den 98,6 % der Partecipanti. LifeyUrsus war ein Fehler und der Schutz des Wolfes genauso. Nur ein paar Naturschutzfundis sehen das anders. Und die Politik folgt den paar Fundis. Kein Wunder, dass der Wähler diese Plauscher satt hat.
Nicht bejagdbare Wildtiere…
Nicht bejagdbare Wildtiere verlieren ihr Scheu vor den Menschen.
Sie werden zur Gefahr für Menschen, die sich beruflich im Wald aufhalten müssen + für die Erholungs-Suchenden, die sich im Wald aufhalten wollen ...