“Kickl segue l'esempio di Orbán”
![Franz Kössler](/sites/default/files/styles/ar/public/images/_and0644.jpg?h=6cafeb40&itok=a106toXc)
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“L’ORF è stata più volte al centro di aspri dibattiti, ma mai, nonostante tutte le controversie, un partito politico aveva minacciato di eliminare la sua indipendenza finanziaria, di ridurre radicalmente il suo budget e di voler intervenire direttamente sulla sua programmazione. Questa è la minaccia esplicita a cui oggi l’ORF si trova di fronte”. Con questa forte presa di posizione un gruppo di ex redattori della televisione pubblica austriaca ha aspramente criticato il piano di tagli ai finanziamenti dell’ORF che la FPÖ di Herbert Kickl promuove da tempo e che ha ora messo al centro delle trattative con i Popolari della ÖVP per la formazione del nuovo governo. Piano di tagli che, se attuato, porterebbe alla distruzione dell’indipendenza dell’ORF, dicono i firmatari dell’appello, tra cui due prominenti giornalisti sudtirolesi Lorenz Gallmetzer e Franz Kössler, entrambi con una lunga carriera all’ORF.
Da Vienna, Kössler ci spiega perché ha firmato l’appello: l’obiettivo vero della FPÖ “non è quello (legittimo) di tagliare gli sprechi, bensì quello di tagliare la funzione critica del servizio pubblico, seguendo l’esempio del premier ungherese Viktor Orbán.”
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Le differenze tra ORF e RAI
Kössler, originario di San Paolo d'Appiano, ha alle spalle una lunga carriera giornalistica. Nel 1982 è a Roma a capo della redazione esteri del Manifesto quando viene chiamato all’ORF come corrispondente, una carriera che lo porta a girare il mondo lavorando in luoghi chiave come Washington, Mosca e Londra. Nel 1995 arriva l’offerta di rientrare a Vienna come direttore, una nomina prestigiosa che non può rifiutare ma che accetta controvoglia: “Significava abbandonare la libertà del corrispondente estero e per me, che non avevo mai lavorato nella sede centrale, ritrovarsi a fare i conti con una realtà politica che non conoscevo, comprese le pressioni dei partiti. E, essendo l’Austria un paese piccolo, c’era anche una comunicazione diretta tra politici e giornalisti alla quale non ero abituato: avevo imparato che i giornalisti dovevano essere equidistanti, indipendenti dalla politica.”
Kössler ammette candidamente che le pressioni e le intromissioni fanno parte della vita quotidiana dei giornalisti, soprattutto in un servizio pubblico - all’ORF come alla RAI, con un importante distinguo: “La differenza sostanziale con l’Italia è che, quando vivevo lì, la RAI aveva tre canali divisi politicamente tra i partiti. In Austria, invece, questo non è mai esistito. C’era solo un’unica ORF, che doveva rappresentare tutte le posizioni politiche: ma con i giornalisti che avevano il compito di dare le notizie il più obiettivamente possibile. E poi in Italia non c’è solo la politica. Una collega dirigente RAI, alla quale consigliavo di non assumere una posizione apicale confidandole le pressioni che ricevevo, mi ricordò che in Italia oltre a quella politica c’era anche la pressione del Vaticano, che si intromette altrettanto e molto volentieri…”
Non si tratta solo di radio e TV, ma dei fondamenti democratici del Paese.
Ma, aggiunge, i giornalisti dell’ORF hanno gli strumenti per resistere, grazie a uno statuto che ne tutela l’indipendenza. “Quando ero caporedattore, ho vissuto personalmente la pressione politica, che ho cercato di non fare sentire mai alla redazione, ma ho anche visto con i miei occhi che non era possibile imporre ai giornalisti un certo orientamento nei loro servizi: erano loro i responsabili del contenuto. Questo è un argine contro l’influenza dei partiti. A volte forse manca un po’ di coraggio civile e si cede troppo alla pressione politica. Dipende dai singoli, ma è chiaro che i partiti cercheranno sempre di imporre la loro narrazione. È compito dei giornalisti rielaborare le informazioni in modo critico.”
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Il modello Orbán
Oggi, però, l’ex caporedattore dell’ORF vede nei piani della FPÖ un salto di qualità. L’ORF nacque nel 1967 grazie a una petizione popolare promossa da giornalisti indipendenti per chiedere un’informazione più libera. E nacque proprio con il mandato di essere un’emittente indipendente e non più uno strumento del governo. “La FPÖ fa parte dello stesso gruppo europeo di Orbán e Matteo Salvini. Hanno un’idea completamente diversa del ruolo dei media: non vogliono una stampa critica o obiettiva, ma un’informazione controllata politicamente. Per ottenere questo, vogliono cambiare la composizione del consiglio di amministrazione dell’ORF e riempirlo di loro uomini. Questo, purtroppo, è sempre stato fatto da chiunque andasse al governo. Ma per la prima volta stanno dichiarando apertamente di voler licenziare o mettere da parte i giornalisti scomodi. Questo non era mai successo prima.”
Per la prima volta la FPÖ sta dichiarando apertamente di voler licenziare o mettere da parte i giornalisti scomodi. Questo non era mai successo prima.
Anche sul budget il discorso è cambiato, dice il giornalista. “Questo non significa che non ci sia spazio per ridurre gli sprechi. Ad esempio, l’ORF ha una struttura molto grande con sedi in tutti i nove Länder, un lusso per un paese così piccolo; i costi forse si potrebbero ridurre. Ma invece di discutere in modo costruttivo, la FPÖ vuole intervenire con la mannaia, e questo non è accettabile”. Ridurre o eliminare il canone significherebbe che ogni anno l’ORF dovrebbe chiedere soldi al governo: questo, secondo Kössler, darebbe alla politica un potere enorme. Le critiche da parte del Consiglio di redazione (Redaktionsrat) ORF e di giornalisti influenti come Armin Wolf sono molto precise su questo punto. Secondo Wolf ad esempio in questo modo “un’emittente che appartiene a tutti noi – ovvero al pubblico – diventerebbe una televisione di Stato, costretta ogni anno a mendicare fondi dal governo.”
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Il timore, dice Kössler, è che l’Austria segua così il modello ungherese, dove la televisione pubblica è stata completamente allineata al governo, quello che da Vienna vedono avvenire anche nella vicina Slovacchia. “Le conseguenze disastrose del controllo politico sui media pubblici per la democrazia liberale sono già visibili in alcuni dei nostri Paesi vicini,” scrivono gli ex giornalisti. “In un'epoca di dilaganti fake news, propaganda e disinformazione, l’ORF, una roccaforte del giornalismo serio, che proprio ora non dovrebbe essere smantellata o danneggiata irreparabilmente,” nota ancora Wolf.
L’appello degli ex giornalisti ORF è quindi “ai responsabili politici che hanno a cuore una società democratica aperta affinché non distruggano l’indipendenza dell’ORF, ma la rafforzino nell’interesse della popolazione austriaca.” Non si tratta solo di radio e TV, ma dei fondamenti democratici del Paese, conclude Kössler.
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...ottimo articolo!…
...ottimo articolo! Complimenti!
Ich bin zwar von Armin Wolf…
Ich bin zwar von Armin Wolf nicht gerade begeistert, aber ich würde es schade ffinden, wenn er den ORF verlassen würde. Es braucht auch solche Journalisten. Der Kickl kann das natürlich nicht nachvollziehen. Ein Mensch, der Medikament, das in der Veterinärmmedizin als Entwurmungsmittel für Pferde und in der Humanmedizin als Mittel gegen Krätze eingesetzt wird, für das Mittel der Wahl gegen Corona hält, ist entweder selbst unsagbar dumm oder unsagbar perfide, weil er auf die Dummheit anderer Menschen setzt. Beide Eigenschaften machen ihn als Bundeskanzler ungeeignet. Nachdem die Meloni bereits unliebsame Journalisten aus der RAI hinauskomplimentiert hat, wird es der Kickl natürlich ihr nachmachen wollen.