Le mani che costruirono l’America
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****1/2
Peccato che pezzi di gran cinema vengano relegati allo streaming senza godere della magnificenza della sala, perfino quando potremmo trovarci di fronte a una delle opere più belle uscite quest’anno. Ma tant’è. Su Netflix è da poco disponibile un film che merita il piedistallo: si chiama Train Dreams ed è diretto da Clint Bentley.
Cos’è
Primi del ‘900: gli Stati Uniti stanno passando rapidamente da paese prevalentemente rurale a nazione industriale. Il taglialegna Robert Grainier (Joel Edgerton) lavora per le ferrovie che stanno avanzando attraverso il West collegando regioni isolate, accelerando il commercio e attirando un’enorme quantità di lavoratori, spesso migranti, impegnati in lavori pericolosi e mal pagati. Robert si sposta fra foreste e cantieri, cercando di mettere insieme abbastanza soldi per mantenere la sua famiglia.
Il film segue la vita del protagonista soprattutto dal momento in cui incontra Gladys Olding (Felicity Jones), la donna che diventerà sua moglie e con la quale deciderà di costruire una capanna ai margini di un fiume. Dalla loro unione nasce una bambina, Kate.
A un certo punto – tra lavori stagionali, spostamenti continui, nuovi arrivi nella regione e il progresso che si fa strada con forza e anche violenza – l’esistenza di Robert subisce un cambiamento improvviso prendendo una direzione inaspettata e costringendolo a rivedere tutto ciò che dava per scontato. Nel cast ci sono, fra gli altri, anche Kerry Condon e William H. Macy.
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(c) Netflix
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Com’è
Train Dreams, tratto dal romanzo omonimo di Denis Johnson, è la storia, priva di clamore, di un uomo qualunque e di buon cuore, dei suoi piccoli sogni, della sua resilienza di fronte a una perdita indicibile. È un melodramma western lirico e solenne sul rimanere bloccati nel tempo, mentre il resto del mondo va avanti di gran carriera e senza guardarsi indietro. Un concetto che appare più attuale che mai tenuto conto del momento storico in cui viviamo.
Dal realismo asciutto e dagli echi malickiani (Days of Heaven su tutti), Train Dreams è un film che potrebbe sembrare modesto nelle dimensioni, ma è immenso nella portata – trabocca di vita, catturando la grandezza dell’esistenza attraverso lo sguardo di un uomo ordinario. È una meditazione su quanto il mondo possa essere meraviglioso e crudele allo stesso tempo. Ci sono nel film conversazioni profonde ma pragmatiche e senza pretese, pronunciate con la stessa facilità con cui Bentley passa da un’epoca all’altra, supportato dalla ipnotica fotografia di Adolpho Veloso.
Joel Edgerton è una di quelle facce da cinema che riescono a comunicare moltissimo, soprattutto nei silenzi e nelle posture. Felicity Jones è il contrappeso perfetto del protagonista. William H. Macy dà vita a un personaggio minuscolo ma ultra-tridimensionale nonostante il breve tempo sullo schermo. Kerry Condon fa moltissimo con poco. Train Dreams racconta con pochi dialoghi e senza esplosioni emotive vite di persone non spettacolari, gli orrori del razzismo, la casualità della morte e lo scorrere del tempo. Un film dolorosamente splendido. Non serve aggiungere altro. Un gioiellino.
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