Politik | Bolzano

“Il nostro appoggio non è scontato”

La neo-consigliera comunale del Team K, Giuliana Dragogna, sul ballottaggio e le priorità politiche: “Non sono mai stata ideologica, ma liberale. Vedo possibilità nuove”.
Giuliana Dragogna
Foto: Seehauserfoto
  • SALTO: Consigliera Dragogna, il Team K ha sottolineato il carattere storico della sua elezione come prima consigliera comunale dichiarata italiana. Perché è così importante?

    È un passaggio storico più nella forma che nella sostanza: il Team K è un partito trasversale e non etnico, e ha sempre avuto una forte componente bilingue coi suoi due consiglieri comunali. Non sono mancate candidature “italiane” in passato, anzi: io stessa ero già candidata alle provinciali. Però è chiaro che, da quando il Team K è una forza concorrente della SVP percepita come espressione dell’elettorato di lingua tedesca delle valli, serviva una figura che fosse percepita chiaramente come italiana, soprattutto per rafforzare la credibilità verso l’elettorato italiano. Era una questione di rappresentanza. E poi è significativo che sia successo nel capoluogo, dove il Team K ha assunto una forma molto civica. 

    A Bolzano il Team K ha ottenuto un risultato in controtendenza rispetto a Brunico e Merano, raddoppiando i voti rispetto a cinque anni fa. Come spiega questo risultato?

    A Bolzano abbiamo fatto una scommessa: dopo aver partecipato alle trattative con il centrosinistra, non abbiamo condiviso la scelta del centrosinistra sul candidato sindaco, quando noi volevamo una figura civica, condivisa (Alberto Faustini, ndr). Quindi siamo andati da soli. È rischioso, certo, mentre le grandi forze nazionali hanno già una forte identità, per un partito giovane come il nostro è anche un’occasione per definirsi meglio.

    In cosa vi sareste distinti dal centrosinistra?

    Abbiamo parlato chiaramente, liberi da interessi e logiche di potere. Ci ha premiato anche il nostro approccio non ideologico sui temi: niente ideologia ma solo analisi concreta dei problemi. I consiglieri uscenti del Team K si sono distinti per posizioni sempre coerenti, come durante lo scandalo Benko. Molti elettori delusi dal centrosinistra ci hanno dato fiducia, come dell’ala sociale della SVP, delusa da alcune posizioni chiuse e di destra del partito. E in campagna elettorale siamo riusciti a parlare ai quartieri, ai diversi gruppi linguistici, con 37 candidati che hanno lavorato sul territorio. Anche sul tema dell’urbanistica, che non è solo uno strumento tecnico ma incide sulla qualità della vita e la giustizia sociale.

  • Foto: Seehauserfoto
  • Adesso però entriamo nella fase calda del ballottaggio. Che posizione prenderà il Team K? Il candidato sindaco Matthias Cologna ha sempre sottolineato la collocazione progressista (e quindi nell'alveo del centrosinistra) del movimento.

    Stiamo valutando. L’altro ieri abbiamo avuto un direttivo in cui ci siamo dati il compito di ascoltare tutti. Ma serve chiarezza, una sintesi, e non è semplice: la campagna non è stata davvero conflittuale e finora le differenze programmatiche tra i due candidati principali sono state poco nette. Il centrodestra ha tenuto a bada gli estremismi, il centrosinistra ha fatto un centrosinistra un po’ poco incisivo, specialmente su temi come urbanistica e sicurezza.

    È possibile dunque un appoggio ufficiale al centrosinistra?

    Non è scontato. Anche perché c'è un altro tema: la SVP ha storicamente messo un veto sul Team K. Se continua a farlo, cambia tutto. E anche i due candidati devono chiarire se intendono accettare ancora questo tipo di veti. Se vogliono davvero il nostro contributo, devono dimostrarlo.

    E in caso contrario?

    L’opposizione è sempre stata la nostra posizione naturale. Ma ora vedo la possibilità che si profili una situazione nuova.

    Come vive questo passaggio da militante a consigliera comunale?

    Come detto penso ci sia oggi la possibilità di costruire qualcosa di diverso. Non sono mai stata ideologica, ho sempre avuto una posizione liberale a tutela dei diritti. E oggi il vero nodo non affrontato è quello della giustizia sociale. Questo tema è trasversale e centrale, anche a Bolzano: la percezione della sicurezza, la paura del diverso, nascono spesso dal sentirsi abbandonati dallo Stato. Se una famiglia deve lavorare in due per un mutuo, per vivere in una città carissima e densa, tutte le altre problematiche si amplificano.

    E su cosa vuole lavorare da subito in Consiglio?

    La nostra bussola sarà la qualità della vita e la giustizia sociale. Uno dei progetti a cui tengo molto è quello sul raffreddamento urbano, proposto da Lukas Abram, nostro candidato architetto. Bolzano è una città caldissima, eppure continuiamo a rifare le piazze con porfido, eliminando il verde. Pensiamo a Piazza Tribunale, Piazza Matteotti, Piazza Mazzini: tutte aree che avevano zone verdi ora sostituite da pietra. Il concetto di raffreddamento urbano si basa sull’inserimento di verde, ombra e superfici permeabili, per rendere la città vivibile anche con l’aumento delle temperature. È un tema che ha a che fare con la qualità della vita. In città europee ci sono soluzioni architettoniche efficaci, e potremmo adottarle anche qui. 

    Nella vostra campagna avete parlato anche di una città “spenta”. Cosa intendevate?

    Bolzano ha bisogno di vitalità, di spazi pubblici realmente vissuti. Non basta essere una città universitaria se poi gli studenti non sanno dove incontrarsi. Il panorama culturale è statico e poco valorizzato: manca una visione moderna per musei e spazi pubblici, scontiamo l’assenza di eventi culturali realmente coinvolgenti, e il Museo Civico non è un vero centro identitario e rappresentativo della storia culturale locale. E, tornando alla giustizia sociale, parliamo tanto di sicurezza, ma poi i cittadini ci dicono che il vero problema è l’attenzione ai servizi essenziali, come il costo delle RSA oppure la carenza di assistenza sanitaria. Questi sono temi trasversali, che non hanno colore politico, e su cui si può lavorare anche da posizioni diverse. 

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