Film | SALTO Weekend

I film, quelli belli

Un’infornata di titoli per il giugno di MUBI. Ne abbiamo scelti tre che hanno tutte le carte in regola per farsi volere bene.
L’Été Dernier
Foto: Screenshot
  • Carta e penna sottomano: nel mese di giugno MUBI, piattaforma di film d’autore, ha messo in cartellone una serie di uscite notevoli – da pietre miliari come La Grande Illusion di Jean Renoir a Festen di Thomas Vinterberg, pellicola-manifesto del movimento Dogma 95; al più recente Kokomo City, documentario di D. Smith che segue la vita di quattro sex worker trans nere a New York e Atlanta.

    Qui però parliamo di altri tre film, ta-da.


    Große Freiheit (1 giugno)

    Per celebrare il mese del Pride MUBI presenta una rassegna sul cinema queer che include Große Freiheit (Great Freedom), film del 2021 diretto da Sebastian Meise, con protagonista Franz Rogowski (una faccia nata per fare il cinema) in stato di grazia. La storia è quella di Hans Hoffman, ebreo gay sopravvissuto ai campi di concentramento, che nella Germania postbellica entra ed esce dal carcere poiché ripetutamente condannato per omosessualità. È un cinema toccante e spesso straziante, che parla di outsider che lottano per sopravvivere in una società che li rifiuta. Hans è un surrogato di innocenza infantile malconcia e desiderio romantico, e Große Freiheit è un film sulla sua resilienza sfidante, sugli effetti dell’incarcerazione e, oltre a questo, è una storia d’amore incredibilmente tenera nonostante la disumanità burocratica tutt’intorno. Un’esperienza emotivamente drenante e al tempo stesso appagante.

  • (c) MUBI

  • L’Été Dernier (21 giugno)

    Catherine Breillat gira un film spietatamente lucido sulla passione sensuale che esplode fra una donna matura (‎Léa Drucker) e il suo figliastro (Samuel Kircher). Sesso e potere sono territori familiari per la regista francese ma qui il risultato è clamoroso. C’è Anne, una donna sicura di sé che si trasforma prima in una frivola adolescente, poi in una diabolica bugiarda; Théo, un giovane spavaldo che si trasforma in un ragazzino smarrito, e un marito tradito (Olivier Rabourdin) che è la vittima di questa triangolazione. Le relazioni raccontate trovano il loro posto all’interno di complesse strutture interconnesse di classe e con il passare del film il disagio per le implicazioni di vasta portata, tra autoinganni e negazioni, si fa via via più potente, l’inquietudine pure. Breillat non condanna né condona, è interessata alla complessità di tutti i personaggi, ma alla fine non equivoca: l’alta borghesia ottiene sempre ciò che vuole.

  • (c) Potential Films

  • Made in England: The Films of Powell and Pressburger (28 giugno)

    Maestro fra i maestri: Martin Scorsese racconta il cinema di Michael Powell ed Emeric Pressburger, mica robetta. Nel documentario di David Hinton – costruito da Scorsese stesso e dal montaggio della sua storica collaboratrice Thelma Schoonmaker, che fu sposata con Powell – il filmmaker italo-americano ci porta con sé in un viaggio attraverso grandi pellicole come The Life and Death of Colonel Blimp (Duello a Berlino), Black Narcissus (Narciso nero), The Red Shoes (Scarpette rosse) caratterizzate da quella ebbrezza visiva e pulizia assoluta tipiche di Powell & Pressburger. Scorsese, che ebbe il merito di far riscoprire il patrimonio cinematografico del duo di registi inglesi negli anni Settanta, proietta anche spezzoni dei suoi film per mostrare l’influenza che questi cineasti esercitarono su di lui, il debito nei loro confronti, e il contributo che diedero alla settima arte. In una parola: dinamite.

  • (c) Altitude Films