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Fossa delle Marianne

Si può riemergere da una profondità di quasi undicimila metri? È questa la misura dell’abisso rappresentato dalla Fossa delle Marianne. Il romanzo di Jasmin Schreiber.
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Foto: Oliver Oppitz
  • Ex libris

    Questo estratto dal libro di Jasmin Schreiber fa parte del formato “Ex libris” su SALTO, dove vengono serviti “assaggi” di opere letterarie a intervalli regolari.

    Dieser Auszug aus dem Buch von Jasmin Schreiber ist Teil des neuen Formats "Ex libris" auf SALTO. In regelmäßigen Abständen werden "Kostproben" aus literarischen Werken serviert.

    La Fossa delle Marianne è la più vasta depressione oceanica, così profonda che “se ci buttassero dentro l’Everest, ci affonderebbe senza lasciare traccia”, si legge nelle prime pagine del libro, che arriva in Italia per Edizioni Alphabeta Verlag dopo il grande successo di pubblico e critica riscosso in Germania.
    È altrettanto profonda la depressione in cui è piombata Paula, la protagonista, dopo la morte del suo amato fratellino Tim, avvenuta in un tragico incidente e per cui prova un abissale senso di colpa. Seppur intriso di tristezza, questo romanzo è in grado di strappare frequenti sorrisi. Può far sorridere un romanzo che parla più di morte che di vita? La risposta è sì! Jasmin Schreiber ci riesce.
    Il percorso che aiuterà Paula a riemergere in superficie dalla sua personale depressione è infatti un’avventura on the road, un viaggio rocambolesco su un malandato camper in compagnia di un anziano appena conosciuto, il burbero Helmut, e della sua cagna Judy.
    Traduzione dal tedesco di Giovanna Ianeselli.

  • Jasmin Schreiber: Nata a Francoforte sul Meno, vive ad Amburgo insieme a una gran quantità di piante e cani. Biologa e tra le maggiori esperte di stafillinidi – famiglia di coleotteri con oltre cinquanta specie –, è inoltre scrittrice, traduttrice, fotografa e illustratrice. Collaboratrice di alcune importanti riviste scientifiche nonché autrice televisiva, nel 2018 ha vinto il Digital Female Leader Award e l’anno successivo è stata nominata “blogger dell’anno” per il suo diario online “Praticare il morire”. Da Fossa delle Marianne, il suo sorprendente romanzo d’esordio, è stato tratto l’omonimo film per la regia di Eileen Byrne, di prossima uscita anche nelle sale italiane. Foto: Edition Raetia

    L’animale che ti piaceva di più di più di più – per te dovevano esserci sempre almeno tre “di più” quando tenevi a qualcosa in modo particolare – era il pesce fantasma. La testa di questo pesce è del tutto trasparente, per cui, stando in un batiscafo, è possibile puntargli addosso il faro e osservare il suo cervello mentre lavora. I pesci abissali in generale erano la tua grande passione. Molte di queste creature possiedono i cosiddetti “fotofori”, organi che si illuminano grazie alla bioluminescenza dei batteri. Tentacoli lucenti, pinne scintillanti, una canna da pesca lanciata con lascivia e munita di un’esca luminosa, e dietro, nascosti nel buio, denti. Quando pensiamo agli abissi marini, il nostro occhio interiore vede solo oscurità, ma non è affatto così. Milioni di creature nuotano nell’acqua simili a piccole lampade, isolate come stelle solitarie o in grandi gruppi a formare galassie luminose. Questo mondo parallelo per te era strafico

  • A volte me ne sto seduta lì e poi penso a tutto questo e a te in generale, e con “a volte” in realtà intendo spesso, e con “spesso” in realtà sempre. Mi tornano in mente i tuoi capelli soffici come le piume dei pulcini, mi ricordo di quando hai preso il tuo primo pesce, e che poi hai pianto tanto quando è morto (per questo è stato anche il tuo ultimo pesce). Penso a quando ce ne stavamo seduti insieme curvi sui libri di biologia e davamo agli animali nomi nuovi e secondo te migliori. Lo squalo era diventato il multidente, la razza il disco galleggiante, il cammello il bigobba e il dromedario il monogobba, in modo da poterli distinguere con più facilità e smettere una volta per tutte di confonderli. Quando ci penso il mio cuore per un attimo si ferma, il sangue finisce tutto nelle gambe e le orecchie mi rimbombano come se tutti i mari di questo mondo ci entrassero dentro. A un certo punto torna la bassa marea, il rimbombo diminuisce, il nodo senoatriale si riscuote dal suo torpore e fa sì che il mio cuore si contragga con più regolarità. Spesso poi mi sdraio per terra, come facevamo un tempo, e penso ancora un po’ a te, spingendo il coltello ancora più a fondo nelle mie viscere. Mi chiedo che aspetto avresti adesso. Se i pesci fantasma sarebbero ancora i tuoi preferiti e cosa diresti del fatto che nel frattempo sono stati scoperti altri tre nuovi pesci abissali e che ancora una volta nessuno di loro è stato chiamato pesce Tim. Mi chiedo se ce l’avresti con me perché non sono riuscita a fare in modo che uno di loro prendesse il tuo nome. Se nel frattempo ti saresti innamorato, di una ragazza o di un ragazzo. Se i tuoi capelli sarebbero ancora soffici come le piume dei pulcini e quanto grande sarebbe ora la tua mano stretta nella mia di sorella maggiore, come tante volte in passato. Sono cose che non saprò mai. Considerazioni inutili, eppure inevitabili. I pensieri spesso non si possono controllare, così come l’amore che li scatena. 
     

    Questa cosa degli undicimila metri in realtà era troppo astratta anche per me.

  • La Fossa delle Marianne: È la più vasta depressione oceanica, così profonda che “se ci buttassero dentro l’Everest, ci affonderebbe senza lasciare traccia”, si legge nelle prime pagine del libro, che arriva in Italia per Edizioni Alphabeta Verlag dopo il grande successo di pubblico e critica riscosso in Germania. Foto: Edizioni alphabeta Verlag

    E adesso io posso amarti solo intrappolato in un limbo di passati e condizionali, e in una realtà che prima della tua morte era una vita e dopo solo uno stato. Eravamo legati più di chiunque altro, il che in un certo senso era strano, perché io ero molto più grande e da sempre l’opposto di te. Non sono mai stata agile e dinamica, già da bambina non volevo andare da nessuna parte, intendo dire fisicamente. Se lo facevo, era solo nella mia testa, con la fantasia e la letteratura come mezzi per prendere il largo nel mondo, essere coraggiosa, essere forte, incarnare tutto ciò che nella realtà non ero affatto. Un libro può essere una vera e propria ancora di salvezza – quando il mare della vita è troppo burrascoso ci aggrappiamo alle storie e lasciamo che ci portino in salvo. Le mie preferite erano quelle della serie di Harry Potter in cui il giovane mago è costretto a vivere dai suoi orribili parenti nell’armadio del sottoscala, prima di entrare nel collegio di magia e sfuggire così alle grinfie della sua spaventosa famiglia. E anche se da bambina avevo senza dubbio una stanza come si deve, con il letto, la scrivania e tutto il resto, in un certo senso vivevo anch’io per la maggior parte del tempo nell’armadio del sottoscala – solo che era dentro di me. Tu, come ho già detto, eri molto diverso. Mentre a dieci anni io non ero per niente sportiva, preferivo starmene in casa a leggere e tendenzialmente mi tenevo alla larga dalle persone, alla stessa età tu correvi scatenato all’aria aperta ed eri snello come un giovane levriero. Volevi sempre andare da qualche parte, avevi sempre qualcosa da fare, avevi sempre la smania di uscire di casa, non stavi fermo un attimo, non ti riposavi mai. Eri un mago e un amante dell’avventura, un domatore e un palombaro, eri un’aquila di mare, volevi volare e nuotare e correre e andare sott’acqua, e tutto questo fino alla fine. Tim il pesce. Tim che amava così tanto il mare e che poi due anni fa ci è annegato dentro. Lo sapevi che la Fossa delle Marianne è il punto più profondo dell’oceano? Okay, domanda stupida, certo che lo sapevi. È una voragine che si incunea nella crosta terrestre per undicimila metri: se ci buttassero dentro l’Everest, affonderebbe senza lasciare traccia. Quando te l’ho raccontato, non riuscivi bene a immaginartelo, però lo trovavi fico, così come all’inizio trovavi sempre fico o strafico tutto ciò che aveva dell’incredibile. Questa cosa degli undicimila metri in realtà era troppo astratta anche per me. È stato solo quando ci sono arrivata io stessa – giù in fondo nell’oscurità, dove non c’è più luce, non ci sono colori e non c’è quasi più ossigeno – che quegli undicimila metri e tutte quelle cifre e ordini di grandezza sono diventati reali. Undicimila metri sott’acqua equivalgono a un metro e novanta sotto terra, la profondità della tua tomba.

  • Da Fossa delle Marianne, il suo sorprendente romanzo d’esordio, è stato tratto l’omonimo film per la regia di Eileen Byrne, in uscita il 24 aprile anche nelle sale italiane.
    (c) Trent Film

  • Traduzione dal tedesco di Giovanna Ianeselli

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