Politik | Medienförderung

“È un’ingerenza paternalista”

L’avvocato Nicola Canestrini interviene sui criteri provinciali di finanziamento ai media – e sulla rinuncia di SALTO: “I contributi non diventino uno strumento di controllo. L’anonimato nei commenti? Una forma di protezione”.
Nicola Canestrini
Foto: Pier Andrea Pierini
  • SALTO: Avvocato Canestrini, secondo i nuovi criteri di finanziamento ai media locali stabiliti dalla Provincia Autonoma di Bolzano, i commenti della “community” possono essere scritti solo da utenti registrati – ma soprattutto letti solo da utenti registrati. Per questo la cooperativa editrice di SALTO, Demos 2.0, ha deciso di rinunciare ai contributi della Provincia. Cosa ne pensa?

    Nicola Canestrini: Partiamo da un princìpio. SALTO non intende dare alcun vantaggio a chi utilizzi i commenti per diffamare, insultare, ingiuriare o per esprimere in maniera non democratica e non rispettosa la propria opinione. Ma SALTO ha capito che i princìpi non vengono mai sovvertiti dalla sera alla mattina, bensì rosicchiati piano piano: quando da parte di un'autorità politica, come la Provincia, c’è un’ingerenza nella gestione di un portale online, questa merita un'attenzione particolare da parte del pubblico – il beneficiario della libertà di stampa, dal punto di vista del diritto a essere informati. Accettare che i commenti possono essere scritti solo da chi decide l'autorità politica e, ancora di più, che i commenti possono essere letti solo da chi decide l'autorità politica, è visto da SALTO come un principio di condizionamento.

     

    SALTO ha capito che i princìpi non vengono mai sovvertiti dalla sera alla mattina, bensì rosicchiati piano piano.

     

    Quindi, a suo avviso, il finanziamento pubblico ai media non deve diventare uno strumento di controllo della politica?

    Esattamente. I contributi pubblici sono essenziali per garantire la libertà di stampa. Negli ultimi 15 anni, aimè, abbiamo visto come i sovranismi, i fascismi, i razzismi, le intolleranze e le politiche discriminatorie hanno acquistato vigore in parte a causa della qualità dell'informazione che è scesa. Questo è accaduto perché il mercato ha applicato le sue regole, premiando i titoli più sensazionalistici e brutali, favorendo le immagini più forti e quindi il clickbaiting, trascurando un’informazione completa – che è sempre un’attività complessa – in favore di notizie sempre più semplificate, che si adattino alla visione del mondo in bianco e nero, mentre la realtà lo sappiamo è fatta di molte sfumature di grigio. In questo SALTO è in controtendenza.

    In che termini?

    SALTO cerca di promuovere un'informazione approfondita: questo ha un costo economico, di cui però la democrazia ne beneficia. Il finanziamento pubblico alle fonti di informazione può aumentare la qualità dell'informazione e, di conseguenza, rafforzare la democrazia. Tuttavia, questo finanziamento non dovrebbe mai diventare una modalità di controllo da parte dell’autorità politica. L'Unione Europea, con il European Media Freedom Act, ha ribadito che il finanziamento pubblico non può essere vincolato a regole imposte dall'autorità politica, poiché ciò violerebbe i principi di indipendenza dei media.

  • A destra, in piedi, l'avvocato roveretano Nicola Canestrini: "SALTO ci rimette dei soldi per difendere il principio fondamentale dell’indipendenza dell'informazione. Non vorrei fosse fatto passare come un tentativo di proteggere gli haters". Foto: Seehauserfoto
  • Cosa prevede più precisamente il Media Freedom Act?

    Il Media Freedom Act, introdotto nell’aprile 2024, stabilisce che non devono esserci interferenze politiche di alcun tipo nel lavoro editoriale. Tuttavia, la questione riguarda anche le regole di partecipazione al dibattito pubblico, le quali – se definite in modo rigido – potrebbero avvicinarsi pericolosamente a un'ingerenza editoriale. I fondi a sostegno dell’editoria sono nati proprio per evitare che il finanziamento venisse gestito da un singolo Ministero o da un gruppo di potere, così da garantire maggiore trasparenza e indipendenza. Se l'informazione non è libera, non può esserci una vera democrazia.

     

    I contributi pubblici sono essenziali per garantire la libertà di stampa e la qualità dell’informazione. Vincolare questi fondi rivela un approccio autoritario e paternalista. 

     

    Cosa pensa della rinuncia di SALTO al finanziamento provinciale?

    Ho apprezzato la scelta di rimetterci dei soldi per difendere un principio fondamentale, quello della protezione dell’indipendenza dell'informazione. Non vorrei invece fosse fatta passare – e ci sarà chi ci proverà – come un tentativo di proteggere gli haters. SALTO ha fiutato un pericolo, ha anticipato il rischio d’un condizionamento indiretto e ha voluto innescare un dibattito pubblico, coinvolgendo stakeholders, giornalisti e autorità politiche.

    La questione dell'anonimato online è controversa. C’è chi lo rifiuta, sostenendo sia solo un lasciapassare per i discorsi d'odio, e chi lo difende – soprattutto in territori piccoli come il nostro, dove "tutti conoscono tutti". Cosa ne pensa?

    L’anonimato può essere una forma di protezione verso ingerenze e condizionamenti. Ed esiste già una procedura interna che garantisce il rispetto delle regole deontologiche e professionali da parte dei giornalisti. Solo gli organi d'informazione possono infatti prevedere dei limiti alla libertà di espressione, senza che entri in gioco un organo terzo come un comitato dei garanti o figure come Musk o Zuckerberg – o la Provincia di Bolzano – che rischiano di diventare strumenti di censura. È un tema complesso che non può essere affrontato in un dibattito binario tra giusto e sbagliato.

    Perché può essere vantaggioso non essere identificati?

    Le faccio un esempio. Quando alle mie formazioni raccolgo le domande (ad es. sull’uso delle sostanze o i reati con le sostanze, sulla cosiddetta sextortion o altre specie di reati che coinvolgono la violenza sessuale) chiedo di scrivere su dei foglietti in maniera anonima, perché così ciascuno si sente libero dal condizionamento degli altri. Non possiamo imporre l’obbligo di “metterci la faccia”: ci sono persone che per ragioni più o meno comprensibili – ma che vanno rispettate – preferiscono esprimersi in maniera anonima. D’altronde, i commenti che violano la legge possono essere indagati e puniti dall'autorità giudiziaria: se un commento online costituisce un reato, è nell’interesse di SALTO moderarlo per evitare problemi legali. Ma aggiungo un’ultima cosa.

    Prego.

    Dare contributi non vuol dire essere creditori di qualcosa: l’autorità pubblica dà finanziamenti a tutela della società, non per un proprio tornaconto, bensì per aiutare la qualità dell’informazione. Il vincolare questi fondi a delle condizioni rivela invece un approccio sbagliato, autoritario e paternalista. Se si volevano trovare soluzioni ai problemi, andava cercato un approccio condiviso che tenesse conto di tutti i punti di vista.

  • Pluralismo e libero scambio di opinioni – è questo che rappresenta SALTO. I nuovi requisiti del programma di sovvenzione dei media altoatesini mettono in discussione questi valori fondamentali. Pertanto, rinunciamo ai contributi provinciali. L'importo in questione è di circa 15.000 euro. 


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Martin Daniel Mi., 09.04.2025 - 10:43

Analisi perfetta MA c'è da aggiungere un dettaglio sugli utenti anonimi. Come vediamo anche su questo portale commenti aggressivi (benché leciti) e/o posizioni diciamo 'originali' (p.e. sulla guerra in Ucraina, sull'indottrinazione mediatica, sul modo di affrontare la pandemia ecc.) provengono di regola da questo tipo di utente. Col rischio che agli altri passi la voglia di confrontarsi con o prestarsi a continue provocazioni lasciando il campo del dibattito a una minoranza agguerrita che sotto l'anonimato s'appresta ad assumersi la sovranità interpretativa. Per dopo sentirsi rimproverare dov'erano quando si trattava di difendere la democrazia, la scienza, una comunicazione possibilmente oggettiva, il dialogo, una politica non degli estremi ecc.

Mi., 09.04.2025 - 10:43 Permalink
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Profil für Benutzer Leonhard Clara
Leonhard Clara Mi., 09.04.2025 - 14:28

Habe über Zehntausend E-mails Versand, in die letzten drei Jahre.
Immer mein Klarname dazu oft auch mein Tel. Nummer, kein einziger hat sich gemeldet bis jetzt.

Mi., 09.04.2025 - 14:28 Permalink